lunedì 20 ottobre 2014

Kill Ball di Carlton Mellick III

www.vaporteppa.it
Articolo di: AleK

Quarta opera di Carlton Mellick III edita da Vaporteppa, questo Kill Ball è riuscito a spiazzarmi...

L'inizio è a dir poco entusiasmante e lascia senza fiato, veniamo introdotti all'ambientazione dell'opera esattamente come una sprangata sui denti potrebbe introdurci al dolore, ma poi, per un attimo, il racconto cambia registro, dopo un inizio folgorante e indimenticabile inizia una parte fatta di cliché e banalità che non mi sarei mai aspettato, tutto quello che fa o dice il protagonista non ha assolutamente senso e già iniziamo ad intuire come proseguiranno gli eventi... effettivamente, l'autore ci aveva avvertiti nell'introduzione: Kill Ball è un omaggio ai thriller all'italiana degli anni '70.

Solo che io a questo punto della lettura non sapevo più cosa aspettarmi. Dopo uno dei migliori inizi che abbia mai letto, sarebbe stata questa la prima opera di Mellick a deludermi?

No, assolutamente no...



"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. "
(Le città invisibili, Italo Calvino)

Chiedo scusa per la banalità della citazione. Italo Calvino ha scritto opere meravigliose che andrebbero quotate dalla prima fino all'ultima parola e tutti lo ricordano solo per questo passaggio. La realtà che ci circonda è la prova che il passaggio non sia stato compreso...
In ogni caso, Kill Ball parla di questo, dell'inferno dei viventi e degli unici due modi esistenti che esistono per sopportarlo.
Sarà voluto, sarà un caso o semplicemente è solo una mia sovra interpretazione?
Non lo so, so solo che dopo aver letto quattro opere di questo autore sono arrivato ad una conclusione: per quanto generi idee bizzarre e ridicole, per quanto si sforzi di apparire superficiale, ogni volta che Carlton Mellick III scrive una storia, parla di ciò che conosce alla perfezione: la quotidianità che lo circonda. Come ho ormai ripetuto più volte, quel che emerge anche nei passaggi più assurdi dei sui libri, è il nostro mondo, sono le persone che ci circondano. 
Sembra riuscire a cogliere i dettagli fondamentali della realtà e della gente e a trasmetterli ai suoi scritti, come un pittore riesce a cogliere i dettagli in una azione osservata e a trasmetterci l'idea del movimento in un disegno statico.

Aveva come idea raccontare la versione bizzarra di Bubble Boy in veste "thriller italiano anni '70" e ha messo nero su bianco quella che la società post-facebook contemporanea, un mondo di avatar, un piccolo inferno (ma questo lo era anche prima) di ipocrisie e limitazioni, di pregiudizi di una maggioranza perbenista, e due metamorfosi per sopravvivere all'inferno. L'una che lo accetta, lo amplifica è lo rende una normalità tollerabile, l'altra che trova un modo per sfuggirgli, rigettando quanto gli viene imposto. 
Kill Ball è la storia di due passi fatti in direzioni opposte, due passi assurdi, bizzarri, che vanno contro ogni legge fisica o biologica, ma che rappresentano le scelte fatte da migliaia di persone quotidianamente tra l'apparenza e la sostanza.
Per citare l'editore italiano:
"Non solo l'abito spesso qui da noi fa il monaco, ma si è arrivati col tempo a considerare superfluo il monaco e accontentarsi degli abiti."
(Marco Carrara - dalla postfazione del libro)


Kill Ball è la storia di persone che hanno voluto dare importanza solo a quello che c'è sotto gli abiti, arrivando alle estreme conseguenze delle loro scelte.

Link alle altre opere di Mellik:

Puttana da guerra
Il ninja morbosamente obeso
La vagina infestata


P.S.
Secondo Mellick io sono un douchebag (il ché non è un complimento) infatti, a quanto pare, l'autore disprezza chi cerca significati profondi nelle proprie opere.
Il fatto è che io non li cerco, non ci passo la notte a riflettere, semplicemente quello che scrivo è quello che vedo e percepisco mentre leggo, non devo sforzare. Ogni volta che prendo in mano una sua opera, per quanto assurda e bizzarra sia, io ci vedo il mondo in cui vivo quotidianamente e riesco a immergermi e ad accettare le sue assurdità proprio per quello, perché ci riconosco qualcosa che conosco. Mi sembra reale.
Se qualcuno di voi legge The Goon, saprà che anche Eric Power la pensa allo stesso modo riguardo ai critici che analizzano le sue opere, è anche piuttosto esplicito al riguardo.
Il problema è che tra The Goon e le opere di Mellick c'è una notevole differenza, in The Goon non percepisco nulla di analogo, il suo essere bizzarro è così lontano dalla realtà che lo sento come fosse un mondo parallelo e leggendolo semplicemente mi godo il suo essere dissacrante dall'inizio alla fine e mi sento appagato.
Mellick invece riesce sempre a farmi immergere in questa maledettissima realtà...

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