venerdì 9 ottobre 2015

Il giorno dell'incarnazione di Walter Jon Williams

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Articolo di: AleK

Questo racconto potrebbe essere considerato quasi una lettura ideale dopo aver letto La scala di Schild di Egan, anche qua siamo di fronte a un ipotetico futuro in cui il concetto di "umanità" viene riveduto e limitato alla sola coscienza, escludendo il corpo.
E anche qua, purtroppo, si commette la stessa ingenuità del ritenere il carattere o l'identità personale solamente dipendente dalla propria mente, quando in realtà, quello che siamo, dipende anche dal corpo (per approfondire, consiglio la lettura dell'ottimo La musica della vita di Denis Noble).

In ogni caso, le analogie col romanzo di Egan, finiscono qua, Il giorno dell'incarnazione utilizza idee analoghe per trattare altri temi, di natura meno intimista e più politica, riuscendo a integrarli perfettamente con la storia narrata senza forzature.

In poche parole, mi è piaciuto, e ora vi spiego il perché...

Quello che più ho apprezzato nel racconto è la visione dell'umanità futura offerta dall'autore, un'umanità in grado di accettare grandi cambiamenti sociali, ma ancora succube di un modus operandi che la caratterizza ancora oggi. Sebbene non vi sia alcun regime autoritario le persone sono schiave della produzione di risorse, rappresentando una società che non è in grado di mantenersi e sostentarsi senza che quotidianamente tutti i suoi rappresentanti producano e si dedichino al lavoro, tanto da non considerare neppure essere vivente che vive al di fuori del sistema produttivo.

Una società quasi distopica ma accettata stoicamente dalla gente come unica possibile, in cui la libertà e il diritto alla vita dipendono esclusivamente dalle capacità produttive del soggetto, ricordando non solo tristi avvenimenti passati, ma anche un tragico avvenire che sembra concretizzarsi sempre di più nella realtà quotidiana, nella quale è richiesto un continuo sacrificio lavorativo a fronte di una diminuzione delle entrate economiche e tutto in nome del bene collettivo.

Sembra quasi che tutto il progresso scientifico sia stato utilizzato non per migliorare le condizioni di vita dell'uomo, alleviargli le fatiche e le sofferenze, permettendogli di godere appieno della sua vita, ma per permettere la sopravvivenza di un certo modello economico considerato come necessario ma che non era in grado di mantenersi da solo, spontaneamente.

Il tutto, ovviamente, con una grande eccezione: la Terra.

Un luogo ambito dai coloni spaziali ai quali però è quasi impossibile accedere e dove il concetto di "individuo" e di "lavoro" non coincidono, se non per gli immigrati. Dove la vita è molto più facile e vi è spazio anche per l'arte e la cultura e non solo per la produzione di beni o servizi concreti.
Un posto che probabilmente si mantiene grazie ai sacrifici e allo sfruttamento delle centinaia di colonie sparse per il sistema solare.

La storia che si ripete...

Ma questo non appare mai al centro del racconto, le vicende narrate raccontano storie e avventure di un gruppo di adolescenti che aspettano il momento della loro incarnazione, sarà durante il racconto, mentre i protagonisti interagiscono tra loro e con gli "adulti", che tutto questo emergerà, poco a poco, senza spiegoni o altre forzature narrative che possano rovinare il gusto della lettura.

Un'opera molto interessante.

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