domenica 22 gennaio 2023

Strange Adventures di Tom King, Evan "Doc" Shaner e Mitch Gerads

    Tom King è un autore che mi ha fatto rivalutare positivamente i fumetti sui super eroi con opere come Mister Miracle e The Vision e che ho molto amato in quello che per me è il suo lavoro migliore: Sheriff of Babylon. È però anche un autore che mi ha profondamente deluso con Heroes in Crisis, Omega Men, Rorschach… e il resto della sua produzione da me letta. Potrei dire che Tom King mi ha confermato che qualcosa di buono con i super eroi può esser fatto, ma è estremamente difficile e che comunque, alla fine, la vita è troppo breve per sprecarla leggendo Batman. 
 
    Giusto per eliminare qualsiasi forma di suspense, vi anticipo subito che considero questo Strange Adventures un’opera molto ambiziosa che però finisce direttamente e senza remore nel gruppo di lavori che meno mi sono piaciuti. La mia impressione è che il suo difetto principale sia quello di voler rimanere (in un certo modo) fedele ai temi e atmosfere del genere “planetary romance”, ai quali il personaggio di Adam Strange si rifaceva, cercando però di offrire anche temi e atmosfere più moderni e realistici. Due cose fortemente in antitesi tra loro che hanno spento qualsiasi possibilità di attivare la mia sospensione dell’incredulità. 
 
    Chi è Adam Strange? Adam è l’unico che può salvare un intero pianeta popolato da almeno cinque razze senzienti dall’invasione di un’armata aliena invincibile. E come ci riesce? Grazie a un jet pack che gli permette di volare e una pistola laser. Nel finale del film Serenity, il personaggio di Jayne Cobb armato con tre caricatori pieni e il suo invincibile uccello era meglio equipaggiato di Adam Strange. Poco importa che Adam sia un genio e Jayne un bifolco, perché Adam è invincibile solo grazie al suo jet pack e alla sua pistola laser, e non la sua arguzia. Quando lui è presente si vince grazie al “pew pew” della sua pistola, quando è assente è un massacro. 
    Con questa premessa è davvero difficile riuscire a creare una storia con temi maturi e profondi che sia minimamente credibile. E infatti, a mio avviso, Tom King fallisce miseramente. Ma la cosa peggiore è che, anche riuscendo a sorvolare su questo dettaglio, l’opera ha difetti per me gravi che mi rendono difficile riuscire a credere che sia stata scritta dallo stesso autore di Sheriff of Babylon. 
 
Seguono spoilers. 
 

martedì 15 giugno 2021

Le fredde equazioni (The Cold Equations), di Tom Godwin, 1954

Scritto da: Ataru Moroboshi

 

Erano anni che non incontravo qualcosa in grado di emozionarmi a tal punto da riflettervi per giorni e giorni dopo la prima lettura e questo è stato il (non principale) merito di “Le fredde equazioni”, racconto che mi sentirei di consigliare a chiunque, perché, pur se ambientato in un futuro ove la colonizzazione spaziale è una realtà, non parla realmente di questo e pur classificato come racconto di fantascienza, nulla ha di realmente fantascientifico. 

Partendo dalla durezza della vita di frontiera, tratta di scelte, di come a volte si cessi di averne e anche dell’importanza della conoscenza/consapevolezza, senza mai un minimo di retorica, il tutto in una trentina di pagine. Trovatemi chi riesca a far meglio!

 


venerdì 9 aprile 2021

Isola di Miyajima, Hiroshima: uno dei 3 luoghi più fotografati del Giappone.


Scritto da: Ataru Moroboshi


"L'isola in cui convivono uomini e dei"

E' certamente uno dei luoghi più conosciuti nell'immaginario mondiale relativo al Giappone ed é anche uno dei più visitati, seppure non da noi italiani, vuoi perché il paese del sol levante é diventato turisticamente attraente solo negli ultimi 15 anni, vuoi perché si trova geograficamente distante dalle mete più classiche per i tour organizzati, quali Tokyo e Kyoto.
 
Non dico sia una opzione assente, affermo però che dovrebbe essere una tappa obbligatoria, soprattutto se si visita Hiroshima, in un viaggio che voglia realmente mostrare le meraviglie storico-artistiche e paesaggistiche di questo paese, assieme a Nara, Nikko e Kamakura.

 
 

Con l'ausilio della mia adorata Nikon D750 (ai suoi primi scatti), vedremo perché quest'isoletta della baia di Hiroshima e nel mare Interno del Giappone, ne rappresenta una gemma preziosissima.

giovedì 25 febbraio 2021

Cina - Ping Yao (平遥) e residenza della famiglia Qiao

Scritto da: Ataru Moroboshi

 

Un piccola (per la Cina) cittadina ad appena 700 km da Pechino, dichiarata nel 1997 uno dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Premetto che fuori dal centro storico vi troverete, in tutto e per tutto, immersi nelle contraddizioni della Cina moderna e il senso di artefatto-a-misura-del-turistasarà fortissimo. Nonostante ciò, se da piccoli sognavate una Cina mistico-tradizionale, dovreste passarci almeno una giornata.






martedì 15 dicembre 2020

Shanghai - Bund e Pudong all'imbrunire diventano i gioielli più luminosi della Cina moderna

Il Bund (Waitan 外灘 ) è il viale sulla riva sinistra del fiume Huangpu ed è uno dei più incantevoli scorci diurni e notturni della città. Il termine Bund deriva da una espressione anglo-indiana che significa «le rive della baia fangosa», poiché il Bund, in origine, non era che una riva fangosa sulla quale si scaricavano le merci dalle imbarcazioni.

La riva sinistra è sempre stata più sviluppata (immagine a lato), mentre la riva destra, detta Pudong (Pǔdōng, 浦东) era un ampio territorio in cui la gente del luogo coltivava frutta e verdura, tuttavia, oggi è stato trasformato nell’area economica internazionale con lo sviluppo più veloce di tutta la Cina, sviluppo giunto solo fra il XIX e XX secolo e  che ha trasformato questo luogo nel centro commerciale, finanziario e turistico di Shanghai, nonché nel il simbolo dell'architettura moderna della città (sotto).


mercoledì 11 settembre 2019

Storie surreali di vita reale

Scritto da: Ataru Moroboshi


Un breve racconto di una tragicomica vicenda, accaduta in un freddo autunno.
Delinea una vita di sofferenze, consciamente diffuse anche alle ignare persone accanto!

Buona lettura.

Immagine presa da qui.

lunedì 10 settembre 2018

Operazione sottoveste (Operation Petticoat) di Blake Edwards (1959), possono un sommergibile rosa e la sua comicità non invecchiare?



Scritto da: Ataru Moroboshi


Non ho mai avuto pregiudizi verso i film "vecchi" (concetto estremamente relativo, che definisco come "prima degli anni '80"), perché ritengo che i messaggi presenti in qualunque opera d'arte e, nello specifico, pellicola, sia essa analogica o digitale, se ben pensati/confezionati e rivolti all'immutabile animo umano, oltre al botteghino, non invecchino affatto.
In fondo giriamo con un computer in tasca e siamo collegati a tutto il pianeta via internet, istante per istante, ma la nostra società non ha fatto alcun balzo paragonabile a quelli tecnologici.

Premesso ciò, mi sono avvicinato con molta curiosità a questa commedia di fine anni '50, interpretata dai fantastici Cary Grant e Tony Curtis e diretta da Blake Edwards, poco prima del suo capolavoro Colazione da Tiffany; sarà riuscita a vincere gli effetti del tempo e a rimanere come opera eterna?

Di certo mi ha regalato alcune frasi e massime memorabili, che riporto a fine articolo.

Immagine presa da Amazon, qui.


lunedì 27 agosto 2018

Tempio della Pace e della Tranquillità o Jing’an temple - Shanghai, Cina


Scritto da: Ataru Moroboshi


Shanghai non possiede molti luoghi di culto, in rapporto alla superficie occupata e alla popolazione,  troppo lanciata verso il futuro e la crescita economica perché i suoi abitanti si concentrino su antichi culti, o perché l'amministrazione si dedichi pienamente al turismo. Per queste cose ci sono città appositamente dedicate come Datong e Pingyao.

Nel pieno centro della caotica e sempre attiva Shanghai, esiste però un luogo in cui è possibile non prendersi a sgomitate con gli autoctoni, non sentire urla e sputi per un po' di tempo, ritemprando mente e spirito. E', guarda-caso, il tempio della pace e della tranquillità e merita almeno una fugace visita, non solo per rilassarsi.


Immagine presa da qui.


martedì 31 luglio 2018

Centri commerciali dagli USA al Giappone - Inizio e fine.

Scritto da: Ataru Moroboshi


Quando ero piccolo non esistevano i centri commerciali (per comodità li abbrevierò con c.c.) o almeno essi erano presenti solo in grandi metropoli quali Milano, Roma, Torino, dunque una eccezione nella realtà italiana. Per me erano soltanto un luogo mostrato in film e telefilm americani.

Poi cominciarono ad apparire nella mia piccola città (ora sono 4!) e con essi, cominciarono a scomparire tante piccole botteghe (per non parlare dei negozi di modellismo, post precedente) che non potevano competere ad armi pari coi prezzi della grande distribuzione. Mi riferisco a fruttivendoli, macellai e anche supermercati, divenuti di colpo troppo piccoli e poco forniti … come cambiano le percezioni!

Oggi è in atto il fenomeno inverso; complice la vita frenetica, la carenza di tempo e il costante aumento del traffico cittadino, sono tornate le botteghe di quartiere per gli alimentari, mentre per tutto il resto ci sono Amazon e Ebay! Puoi estendere finché vuoi l'orario di un negozio fisico, ma non potrai mai competere, soprattutto per gli acquisti dettati da passioni, con le ricerche notturne sui mostri online.

Tornando ai c.c., ho sempre detestato questa eredità architettonica del ventesimo secolo, ma è indubbio che abbiano caratterizzato parte dell'immaginario collettivo per circa un secolo, perciò vediamo quali sono stati i più incredibili vistati in giro per il mondo, per ripararsi dalla calura, o per acquistare souvenir.


Immagine presa da qui.

mercoledì 27 settembre 2017

Modellismo statico e dinamico, la fine dei negozi fisici nell'era Amazon

Scritto da:  Ataru Moroboshi



C’era un tempo in cui i negozi di modellismo vivevano un’epoca d’oro, erano gli anni ’80-‘90 e in tale periodo l’hobby di padri e figli, permetteva a queste attività di fiorire. 
Banale affermare che questo tempo sia passato per gran parte di esse e che solo chi abbia saputo entrare potentemente nelle vendite online, sia riuscito a sopravvivere. 

Questo post è la breve storia dell’ultimo negozio di modellismo di una città italiana e della passione che il proprietario ha saputo comunicare a centinaia di ragazzi, per più di 30 anni.
Esempio di pazienza! Presa da qui.

mercoledì 26 ottobre 2016

Toyota C-HR, il nuovo crossover, o SUV compatto, ibrido da città.

Scritto da: Ataru Moroboshi


La Toyota C-HR (Coupé High Rider) è il nuovo modello con il quale la famosa e affidabile marca giapponese, vuole entrare di prepotenza nel mercato dei crossover medio/compatti. Lo fa proponendo due sole motorizzazioni:

-       - un benzina 1.2 turbo (116 CV), abbinabile alle 4 ruote motrici e al cambio sequenziale CVT,
-       - un benzina 1.8 cc in sinergia a un motore elettrico (122 CV totali). Questa sarà, nei piani di Toyota, la motorizzazione scelta maggiormente.

Onestamente il target non è chiarissimo poiché per via degli ingombri esterni (lunghezza 436 cm, larghezza 179 cm, altezza 155 cm, passo 264 cm) potrebbe competere nella categoria dei C-SUV, mentre sembrerebbe, per abitabilità e linee sportiveggianti, più a proprio agio fra i B-SUV e i crossover compatti. 

Recentemente ho potuto ammirarla dal vivo, cosa non banale, dato che nessun concessionario italiano la possiede ancora, malgrado i preordini siano attivi da ottobre. 
Di seguito le (pessime) foto da cellulare e le impressioni a caldo.



lunedì 16 maggio 2016

Casa attiva, passiva e in classe A. Considerazioni finali sulla villetta indipendente dei sogni.

Scritto da: Ataru Moroboshi


Quando una persona decide di acquistare casa si ritrova, anche involontariamente, a confrontare l'ideale che aveva, con la reale offerta del mercato.
Il mio sogno era una villetta di 150-180 mq, a un solo piano, con 2 bagni, 3 camere da letto, un garage, un po' di giardino attorno e con l'agognata indipendenza ... dai vicini? 
No, o meglio non solo.
Ciò che desideravo era svincolarmi quanto possibile dal bisogno di comprare energia, elettrica e fossile, per scaldarla e rinfrescarla nelle varie stagioni. Perché dopo averla pagata al venditore o costruttore, dopo aver pagato il denaro (!) per acquistarla col mutuo, dopo aver pagato le tasse relative all'abitazione, non volevo essere schiavo anche dei consumi.
E' ovvio che oggigiorno la casa non sia un investimento economicamente proficuo, ma volevo almeno limitare le perdite.

Tutto questo sarebbe stato relativamente semplice da trovare e anche piuttosto economico se fossi vissuto negli Stati Uniti o in alcune realtà europee, ma nell'attuale panorama immobiliare italiano, come sarà andata?
Per averne una idea precisa occorre considerare i precedenti post, ovvero teoria e realtà della casa passiva in Italia, oltre ai ragionamenti su "il denaro non basta per una passivhaus" e "libertà energetica".


Schema di villa passiva. Presa qui.

Premetto di aver investito molto tempo (più di 3 anni) sul tema "casa a risparmio energetico" e di aver considerato:

A) la riqualificazione energetica di vecchie villette.
B) L'acquisto di case in classe A, già pronte.
C) Il progetto e la costruzione di una casa A, A+ e addirittura passiva.

Sono 3 approcci notevolmente diversi, che costringono a rapportarsi con problematiche differenti e con numerosi professionisti del settore: mediatori immobiliari, venditori privati, costruttori, architetti, geometri ... per ciascuno ho creato un mio personale girone infernale.

Dopo 3 anni di ricerche e dopo aver considerato un numero spropositato di possibilità, fra progetti, costruzioni esistenti e addirittura aste giudiziarie, cosa ho deciso di fare?


venerdì 29 aprile 2016

Maus di Art Spiegelman e Schindler's list di Steven Spielberg - Piccole differenze fondamentali

www.einaudi.it
Articolo di: AleK

Ora farò un parallelo che indignerà molto i benpensanti che passano di qua per caso, ma che i quattro gatti fissi che leggono questo blog riusciranno a comprendere senza scandalizzarsi. Prima di farlo però vi anticipo subito che reputo Maus un capolavoro e tutta la pappardella che segue serve ad argomentare questa mia opinione.

Se io scattassi una fotografia a una bella ragazza nuda e la postassi su qualche social network riceverei dozzine di apprezzamenti, ma ciò non cambierebbe la triste realtà dei fatti: la mia foto rimarrebbe comunque una merda. Per una ragione molto semplice: sono un pessimo fotografo.
Il tema dell'olocausto nell'arte, nel cinema e nella letteratura è simile al tema del nudo (o dei bebè, o dei cuccioli, ecc...) in fotografia, anche se inducendo sensazioni opposte, infatti molte persone rimarranno così profondamente turbate da quel che vedono da ritenere insignificante la qualità del mezzo utilizzato per veicolare certi contenuti.
Qui, a mio avviso, si nasconde una trappola, perché è vero che il contenuto è sempre più importante della forma (soprattutto per un tema come l'olocausto) e che raggiungere un maggior numero di persone e sensibilizzarle su un certo problema è un bene, però allo stesso tempo lo stile utilizzato può rendere più o meno significativo un certo contenuto, aiutando non solo a veicolare un'informazione ma a contestualizzarla anche, rendendo così quell'informazione qualcosa di concreto e non un concetto astratto slegato dal mondo reale.

lunedì 11 aprile 2016

Nella valle di Elah, di Paul Haggis. Il miglior film del 2007.

Scritto da: Ataru Moroboshi


"Sono gli eccentrici e i disadattati che riescono a fare qualcosa di interessante nella vita. Quanti uomini che alle superiori erano campioni di football sbattiamo dentro ubriachi ogni sabato sera? Fa bene qualche difficoltà a scuola".


Una delle frasi emblematiche di uno dei più bei film mai visti nella vita, senza tanti giri di parole.
Il regista Paul Haggis ha fatto cose ottime, come "Crash, contatto fisico" (2004), ma anche lavori molto meno ispirati, di puro intrattenimento, come "The Next Three Days" (2010) e l'aver preso parte alla Chiesa di Scientology, non eleva certo l’opinione che ho di lui, anzi.
Nonostante queste considerazioni, il suo capolavoro  "In the Valley of Elah" (2007), basato su una storia vera, è un sublime spaccato della moderna società americana e nel contempo l'emblema della condizione umana.

All'uscita del film nelle sale, ricordo numerose discussioni fra chi lo riteneva quasi perfetto e chi invece vi vedeva un'opera commerciale, creata ad arte per cavalcare l'onda antimilitarista gemmata dal conflitto in Irak. La guerra è certamente un tema portante, ma a chi non vi vedeva altro, ho sempre detto che si era perso almeno mezzo film!

Vediamo perchè.




giovedì 31 marzo 2016

Il sapore del successo (Burnt) 2015, di John Wells. Top Gun dietro i fornelli!

Scritto da: Ataru Moroboshi


Un’amica a cui è ben noto il mio amore per "Ratatouille" di Brad Bird (link post), mi ha convinto a vedere questo film, che a parer suo tratta un tema simile e lo ha fatto attraverso il seguente dialogo:

“E’ una esperienza incredibile, riuscirai a vedere i sapori”.

“Preferisco gustarli!”

“No, credimi. Sono uscita dal cinema estasiata e felice”.

“Mhhh, tutte parole che assocerei all’uso di droghe …”

“No, per una volta fidati!” 


Ecco, al fidati avrei dovuto comprendere che c’era la fregatura, sicura!


Se poi mi fossi informato un minimo, avrei scoperto che oltre al protagonista Bradley Cooper, era presente pure il nostro Riccardo Scamarcio ed avrei compreso di cosa realmente stava parlando. 
O chi stava parlando … le ovaie!