venerdì 7 novembre 2014

Il guardiano degli innocenti di Andrzej Sapkowski

http://www.editricenord.it/
Articolo di: AleK

Nonostante non ami particolarmente la fantasy, ogni tanto mi dedico alla lettura di qualche autore appartenente a questo genere, più per curiosità che per un interesse più profondo.
Da qualche tempo, grazie al videogioco The Witcher, vanno di moda le opere di Andrzej Sapkowski e dunque ho deciso di buttarmi a capofitto nella lettura delle sue opere che fino a poco tempo fa ho sempre snobbato... e vi dico fin da subito che non è riuscito a farmi rivalutare il genere.

Per chi non lo sapesse, Il guardiano degli Innocenti non è un romanzo, bensì una raccolta di racconti che ha come protagonista Gerald di Rivia, un uomo (mutante) che si guadagna da vivere uccidendo mostri viaggiando tra una città e l'altra in una ambientazione fantasy-medioevale non molto definita (perlomeno non in questa prima raccolta).

Innanzi tutto iniziamo con un commento sull'edizione italiana: è bello scoprire che il titolo originale dell'opera è in realtà L'ultimo desiderio (titolo anche dell'ultimo racconto di questa antologia) e come tale è stato tradotto in tutto il mondo tranne in Italia, dove l'editore ha deciso di piazzarci un bel giudizio morale sul protagonista... la qual cosa potrebbe non sembrare molto rilevante ad un lettore distratto, ma a mio avviso lo è, in quanto permane sempre sugli editori di libri una certa aura di superiorità rispetto ad altri commercianti, un aura data dal fatto che costoro permettono il diffondersi della cultura nel paese. I fatti dimostrano il contrario.
Ma iniziamo a parlare del testo...

 ...ci sono alcuni aspetti che non ho molto amato (eufemismo), tipo l'assenza di quello che appare un mondo concreto in cui si svolgono le vicende. Non si sa mai dove ci si trovi esattamente e a che distanza rispetto l'ultima avventura, i nomi di regni, contee o città sembrano buttati là a caso, anche i luoghi in cui si svolgono le azioni non ricevono un trattamento migliore, non vi è alcuna descrizione interessante, né diretta attraverso il raccontato, né indiretta attraverso le sensazioni del protagonista, sono tutti uguali, potrebbero essere lo stesso paese o la stessa città e poco cambierebbe, l'unica cosa che emerge è che tutti sanno tutto di quel che accade in ogni luogo. Sappiamo che il mondo in questione è popolato sia da mostri reali che da mostri intesi come persone sadiche e senza scrupoli, molti dei quali sono pure regnati, però se il nostro protagonista uccide sette mercenari, in tutto il mondo conosciuto viene chiamato "macellaio", come se la violenza che permea quella realtà venisse meno e solo de gesta di Gerald avessero una qualche rilevanza.

Ora, se questo fosse dovuto all'intenzione dell'autore di lasciare in secondo piano l'ambientazione e concentrarsi sulle caratterizzazioni dei personaggi e sui contenuti, gli stringerei virtualmente la mano, reputo infatti che spesso molti scrittori si limitino a una sterile e onanistica "costruzione di un mondo" senza poi aver alcun contenuto interessante da veicolare.
Purtroppo però qualcosa stride e alla mancanza di ambiente fisico si aggiunge pure una pessima caratterizzazione dei personaggi, solo per fare un esempio, tra un racconto e l'altro, appaiono una regina, una sacerdotessa e una maga che dovrebbero essere tre personaggi diversissimi tra loro e di diverse classi sociali, ma che di fatto sono lo stesso identico personaggio, solo in rapporti diversi verso il protagonista. Ma questo non si limita ai personaggi principali, si estende anche ai secondari tanto da essere impossibile distinguere un mercenario incolto e assetato di sangue da un nobile cavaliere, se non fosse l'autore a dirci qual è l'uno e qual è l'altro.
Ed è questo il problema principale: se l'autore non ci dice chi è bello, chi è brutto, chi è ignorante, chi è intelligente, noi, dalle descrizioni, spesso non riusciamo a capirlo.
E questo a mio avviso è un evidente limite letterario.

Per finire con le critiche, sono rimasto perplesso verso l'utilizzo di alcuni termini utilizzati dai protagonisti come "biancheria di batista" o "pitecantropo" ad esempio, che sicuramente rendono l'idea di quel che si vuole dire, ma che etimologicamente in un racconto di fantasy medievale non ci stanno gran che bene... al contrario, distruggono la sospensione dell'incredulità.

Detto questo, ammetto di averci trovato anche cose interessanti in questi racconti, si tratta di una rivisitazione intelligente e interessante di alcune fiabe classiche, niente a che vedere con certi fenomeni che si limitano a ribaltare i ruoli all'interno della fiaba, pensando di essere dei geni mostrando una cappuccetto rosso cattiva e un lupo buono, qui il lavoro di riscrittura è di gran lunga più raffinato (dal punto di vista dei contenuti) e della fiaba originale resta solo un'ispirazione.
Tutte le storie sono basate su lunghi dialoghi, l'azione viene centellinata (e meno male, quando combattono non si capisce nulla, a parte che a Gerlad piacciono le piroette e i saltelli...), gran parte delle situazioni vengono affrontate e, a volte, risolte a parole, piuttosto che con la forza fisica. E spesso vi è pure un fallimento, sia nell'uso della parola sia in quello della forza. Fallimento inteso come consapevolezza di aver commesso un errore, di non aver fatto la scelta giusta.
Avvicinandomi alle conclusioni, l'autore ha qualcosa da dire e questo è per me vitale in un'opera e lo reputo molto più importante rispetto alla costruzione di un mondo o alla creazione di personaggi fighi, però continua ad essere poco rispetto all'opera generale.
Sicuramente il punto di forza di queste storie sta nei lunghi dialoghi e nelle considerazioni che ne emergono, molto deboli invece sono le parti dedicate all'azione o alle descrizioni e, a volte, pure l'evoluzione dei personaggi lascia un po' a desiderare: personaggi ostinati per 4/5 del racconto che cambiano improvvisamente opinione sul finale, lasciano un po' perplessi...

Per concludere, dopo le delusioni di Brooks, Eddings, Gemmell, Feist e (in parte) Moorcock e la lettura di Sapkowski, resto della convinzione che la fantascienza sia un genere formato da autori e contenuti molto più interessanti (per quelli che sono i miei gusti) e, probabilmente, non è un caso che l'unica saga fantasy ad essermi piaciuta sia stata scritta da un'autrice di fantascienza, mi riferisco alla saga di Earthsea della LeGuin *.

E' comunque molto probabile che legga qualche altro racconto o romanzo di Gerald di Rivia, certi racconti come "Il male minore", "Lo strigo" o "Ai confini del mondo", nonostante i loro difetti, sono riusciti in qualche modo a interessarmi e a lasciarmi qualcosa, sono dunque curioso di scoprire se l'autore è migliorato col tempo, perché la voglia di raccontare qualcosa di più profondo rispetto alla solita patacca fantasy si percepiva, purtroppo però la "voglia" da sola non è sufficiente per scrivere un'opera meritevole e dunque, anche se a tratti ha suscitato il mio interesse, non mi sento di consigliarne la lettura...


*:  Ci sarebbe pure "Le cronache del ghiaccio e del fuoco" di Martin, ma non è ancora conclusa e comunque anche lui è un autore di fantascienza...

2 commenti:

  1. Recensii anch'io ai tempi questo romanzo, traendo le tue stesse conclusioni sui punti forti ma andandoci molto più duro su quelli deboli (ossia il 90% del libro), concludevo così:

    Quando uscirà The Witcher 3 compratelo, originale.
    Una parte di quei soldi andrà agli sceneggiatori del videogioco, che si sono dovuti leggere tutti i romanzi di Sapkowski per tirare fuori le trame spettacolari a cui siamo abituati.
    Credetemi, quelle persone hanno sofferto.

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    1. ^__^

      Probabilmente hai ragione, sono stato troppo indulgente: ho provato a leggere qualche altro racconto e ho dovuto smettere.
      La mia opinione (ora) è che Sapkowski abbia qualche idea interessante, ma che nel complesso non siano sufficienti a salvare la qualità delle sue opere.

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