Anche se non lo considero uno dei miei libri preferiti, essendo io più orientato alla fantascienza sociale e a prese di posizione più drastiche e rivoluzionarie sui rapporti umani, considero comunque Tau zero un'opera stupenda da leggere senza indugi.
Senza battaglie spaziali, senza scene d'azione mozzafiato, privo di un'ambientazione spettacolare da sogno, con una semplice legge fisica, qualche ambiente e l'universo così come lo conosciamo/ipotizziamo (all'epoca in cui fu scritto, ovviamente) Poul Anderson ha messo in piedi una storia bellissima, straziante, piena di umanità, in cui un gruppo di persone deve fari i conti con la monotonia quotidiana, nutrendosi di speranze più o meno concrete per poter sopravvivere.
Per un corretto sviluppo neuronale, ovvero passare dall'adolescenza all'età adulta, è necessario rendersi conto del fatto che sia possibile creare vero sense of wonder
... perché abbiamo creato una storia che non solo educa e stimola il cervello, ma che, se ben scritta e basata su idee interessanti, può addirittura arrivare ad emozionare e a far riflette sulle relazioni umane.
E' questo quanto accade con Tau zero.
Dopo i primi 2-3 capitoli di spiegoni introduttivi, che possono un po' far storcere il naso, ha inizio una bellissima epopea fantascientifica che, nel corso degli eventi, arriverà a toccare diverse tematiche piuttosto interessanti (oltre a quella più lampante relativa alle conseguenze di un viaggio a velocità relativistiche). Una di queste tematiche è come dalle piccole cose, in situazioni di stress, si possa arrivare a una situazione di crollo di massa, indipendentemente dal fatto che la popolazione sia costituita da un'élite di persone. Spesso, gente in qualche modo selezionata (per un hobby o per un concorso) si crede erroneamente migliore rispetto ad altri... ecco, questo romanzo ridimensiona un po' le cose mostrando come la paura, l'ansia, la depressione, il risentimento, possano condizionare le nostre idee e creare mostri.
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Date queste premesse è ovvio che non ci siano Cattivi e Buoni, non ci sono intrighi, sette, gruppi di potere, cospirazioni e tutte le cazzate che sembrano necessarie per far svagare un po' la gente annientandole i neuroni. Non ci sono neppure veri antagonisti o fronti contrapposti, ognuno dei personaggi farà stupidaggini e cose ottime per la comunità, ognuno di loro avrà i suoi momenti di protagonismo, negativi e positivi, magari qualcuno ci sembrerà più stupido e superbo di un altro, ma tutti prima o poi crolleranno o saranno di supporto verso chi è crollato. Come dicevo, il protagonista è la collettività e come questa reagisca sulla base degli stimoli dei singoli individui.
Mi si racconta, e non stento a crederlo, che a causa della personalità di uno dei personaggi principali, definità come autoritaria, il romanzo abbia subito certe critiche...
Dicevo, non stento a crederlo... certa gente non è in grado di comprendere un testo scritto e altri, invece, pur essendone in grado, subiscono cortocircuiti sinaptici di fronte a certi temi che attaccano direttamente la loro sensibilità, dev'essere una specie di meccanismo di autodifesa. A volte, addirittura, non sono neppure temi, sono parole: militare, militarismo, poliziotto, controllo poliziesco... se messe sotto una certa ottica (positiva o negativa a seconda della personalità del lettore) queste parole hanno l'effetto di un petardo inserito nel cervello attraverso una narice e poi fatto detonare. C'è chi vuol leggere solo di poliziotti buoni, c'è chi preferisce solo poliziotti cattivi, a seconda delle sensibilià l'opera sarà comunista o fascista (vedasi l'articolo su Heinlein).
In questo caso raggiungiamo le vette del ridicolo e dell'incomprensione del testo.
Il personaggio in questione utilizza sistemi autoritari per salvare l'equipaggio da un crollo psicologico che sembra inevitabile, rendendosi volontariamente sgradevole agli occhi dei suoi compagni di viaggio in modo che il capitano e gli ufficiali (più inclini alla democrazia e molto più ben disposti al perdono) risaltino, vengano amati e considerati giusti.
Ottiene così un risultato importantissimo (oltre al rispetto delle regole, visto che è inflessibile): evita sfiducia da parte dell'equipaggio nei confronti degli uffiaciali, sfiducia che potrebbe non tanto portare all'ammutinamento, ma alla pazzia, visto la particolare situazione in cui si trovano.
Ogni volta che prendiamo decisioni sulla base di come potrebbero reagire gli altri, cerchiamo di esercitare un controllo occulto, non indignatevi, siete i primi a farlo, ne parlavo nella recensione de La Luna è una severa maestra, chiunque cerca sempre di tirare acqua al suo mulino, è la base della società umana, negare l'esistenza di questo fatto o dargli solo una connotazione negativa, significa essere ipocriti.
Per concludere, si tratta di un ottimo esempio di fantascienza, forse più indirizzato a un pubblico di appassionati del genere che a lettori generici, ma che sarebbe bene leggessero un po' tutti, per rendersi conto di come la razionalità non sia un qualcosa di freddo e alieno che uccide la fantasia, ma una base di partenza per creare opere intelligenti e profondamente umane.
La fantascienza classica! Quando scrivo e sostengo che una volta la SF era una letteratura di idee e concetti complessi ma comprensibili penso anche a romanzi come " Tau- Zero".
RispondiEliminaScrittori come Anderson inoltre riuscivano a scrivere le loro cose senza il bisogno di essere ruffiani con i lettori.
Potevano non piacere però perlomeno erano sinceri.
Pensa che a un certo punto, nella bozza della recensione, avevo iniziato a parlare di "fanservice" e della sua assenza in Tau zero. Poi ho eliminato il paragrafo perché iniziavo a essere troppo polemico... ^^'
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