Scritto da Estrolucente
Nel lungo fine settimana passato, stavo leggendo alcune pagine di un autore islandese che adoro, e di cui sicuramente parlerò qui in seguito, diffusamente (Arnaldur Indriðason, il signore effigiato qui sopra, secondo me il Georges Simenon dei giorni nostri).
Il
pensiero mi si è soffermato su una sua frase in cui parlava della ciclicità dei
nostri stati d’animo.
Sarebbe
lungo spiegare il percorso mentale che ne è seguito. Sono nate alcune
riflessioni che volevo condividere qui, e per farlo mi limito a ricopiare
fedelmente gli appunti che ho fissato sul piccolo quaderno che mi accompagna sempre.
Ogni
cosa che ci riguardi è ciclica.
Il
mantenimento di uno stato qualunque significa immobilità.
E’
chiaro che non si può cercare lil mantenimento di uno stato qualsiasi.
I
punti di equilibrio possibili sono due.
Il
primo coincide con il livelle energetico più basso, e sarebbe in effetti un
punto di equilibrio stabile, ma evidentemente inaccettabile.
Oppure
corrisponde al punto energetico massimo, idealmente perseguibile, ma in questo
caso l'equilibrio sarebbe inevitabilmente instabile.
Immaginare
una forma d’onda, una sinusoide, ed una pallina che la percorre.
Sul
fondo dell’onda la pallina sta ferma.
Sulla
cima dell’onda potrebbe stare ferma in assenza assoluta di perturbazioni.
In
ogni altro punto la pallina corre.
Quindi
l’immobilità è semplicemente impossibile, quando non è indesiderabile.
L'alternanza
di stati energetici fornisce in ogni istante la certezza di poter raggiungere
l'apice (e questo è già sufficiente a fornire un senso complessivo
all’esistenza), e allo stesso tempo permette di scongiurare la stabilità
dell'unico stato non desiderabile.
Tuttavia
possiamo immaginare un sistema interiore complesso, in cui lasciare interagire
cicli diversi, e possiamo immaginare di essere capaci di camminare
costantemente sulle creste d'onda di onde diverse, vivendo di volta in volta in
un ciclo piuttosto che in un altro, polarizzando la nostra attenzione su tutti
i punti di equilibrio instabile, così da vivere costantemente nell'equilibrio
instabile del nostro Essere.
E
quello che succede quando ci si innamora, ad esempio.
Si
diventa funamboli dei propri cicli interiori.
Credo
di avere trovato la (mia) definizione di felicità.
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaNon sono per nulla d'accordo.
EliminaSe facciamo dipendere la nostra felicità da ciò che "il mondo" è disposto a concederci, siamo già sulla strada buona per essere infelici.
Ciao
Che bello, il nostro primo spammer...
RispondiEliminaE doveva capitare a me?! ;-)
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