mercoledì 10 giugno 2015

Storie dal domani - La classifica

www.futurefiction.org
Articolo di: AleK

Storie dal domani è un'antologia di racconti che raccoglie diverse opere pubblicate nella collana Future Fiction nel corso del 2014 e ognuno dei racconti di cui vi parlerò può ancora esser acquistato separatamente, lo specifico nel caso qualcuno fosse interessato solo ad alcune opere e non ad altre.
Mia modesta opinione è che, vista l'alta qualità della raccolta, se anche foste interessati a un paio di racconti, convenga sempre acquistare l'antologia, visto il prezzo esiguo.

Come vedrete, non tutti i racconti mi hanno convinto, alcuni li reputo tra loro addirittura agli antipodi in una scala che spiega la mia idea di ottima letteratura e di pessima letteratura, ma reputo davvero difficile che qualcuno possa rimanere deluso da questa selezione, perché alcuni racconti sono davvero notevoli.

Come al solito, iniziamo con la classifica, pessima maniera di recensire, ma utile per fare un po' d'ordine.


Riti di passaggio di Giovanni De Matteo

Voto: E

Questo racconto rappresenta l'esatto contrario di tutto ciò che interessa a me nella letteratura. Praticamente non c'è neppure una storia, si tratta di un'ambientazione raccontata, ogni evento inserito (e a volte si ha l'impressione che sia inserito a forza) è solo una scusa per parlare dell'ambientazione e del mondo immaginario creato dall'autore. Non è che è presente tanto infodump, l'infodump è il racconto e ad un certo punto vi è quasi un'escalation d'informazione, tanto che, anziché avere solo un narratore onnisciente che ci racconta tutto (o quasi), appaiono addirittura dei sotto-capitoli (a metà di una narrazione di eventi, rompendo così il ritmo) con tanto di Titolo e pieni di spiegoni mortiferi su fazioni, contro-fazioni, decisioni ed eventi.
Ci sono tre personaggi (più un'altro nel finale) che si muovono in una colonia in cui tutti gli altri abitanti sono presenti solo come collettività e non appaiono mai, neppure per sbaglio, non vengono mai incrociati o nominati, sembrano quasi immaginari, poi abbiamo due protagoniste create appositamente per farci scoprire questo fantastico mondo, che fanno cose a caso, per caso scoprono un fenomeno che nessun altro era riuscito a vedere (nonostante fosse noto in passato), si rivolgono alla pazza della colonia che ovviamente è colei che sa tutto e non è pazza, scoprono vari eventi ma il narratore lo tiene nascosto al lettore, ovvero si interrompe il flusso di informazione verso il lettore, che prima era a conoscenza di tutto quel che scopriva la protagonista e oltre, fino all'arrivo degli spiegoni terribili anticipati.
Alla fine, le protagoniste, seguiranno la pazza, in una colonia piena di gente immaginaria che non si accorge di alcunché la circondi, scopriranno un altro personaggio che per secoli tiene in pugno la colonia, ma appena la ragazzina le dice "Io non sono d'accordo" cambia idea e in conclusione risolverà, senza prove e senza logica, un caso che nessuno era riuscito a comprendere in passato, sulla morte di un ragazzino, con il solo fine di spiegarci ancora una volta come sia fatto il mondo immaginario in cui si svolgono gli eventi (chiamiamoli così...). Tra l'altro, dà la sua soluzione con una citazione terribile (nel senso che ci sta davvero male):
"Perché potrebbe non essere morto, come può non morire ciò che può concedersi il lusso di aspettare"
Notate che alla ragazzina avevano solamente raccontato di aver trovato un cadavere in decomposizione, ma lei ha collegato tutti i fili che altre migliaia di persone non avevano visto e ha sparato questa supercazzola lovecraftiana... quando la cosa più logica sarebbe stato pensare ad un tentativo di sterminio, visto che non vi era alcuna evidenza di... salti evolutivi.
Non mi è piaciuto nulla, neppure le citazioni a Lovecraft o alla LeGuin nell'assurdo finale. Come mera costruzione di trama e di personaggi è l'esatto opposto del racconto che io reputo migliore di questa raccolta e che sarà l'ultimo di cui vi parlerò.


La mano servita di Robert Sawyer

Voto: D

Non mi piacciono gli investigativi fini a se stessi; non mi piacciono le storie con una visione poco pertinente alla realtà della genetica e del DNA (il gene della pedofilia, per favore... che i geni condizionassero le nostre scelte in maniera assoluta era un concetto superficiale già negli anni '90) ma soprattutto, non mi piacciono le storie in cui all'inizio è presente un flusso ininterrotto di informazioni dal narratore al lettore, fino a quando, verso la fine,  il narratore farà scoperte che terrà nascoste al lettore per generare suspance (o per lo meno provarci) e iniziare a spiegare gli eventi cercando l'effetto sorpresa. L'interruzione del flusso d'informazione per sorprendere il lettore è una tecnica narrativa che reputo tra le peggiori che siano mai state concepite e che riesce sempre a rovinarmi la lettura.
Direi che la mano servita per generare questo racconto ha tutte le carte giuste per non piacermi e, infatti, non mi piace.
Ovviamente è un racconto famoso, di successo, finalista in vari premi letterari, tra i quali il premio Hugo...


Guerre genetiche di Paul McAuley

Voto: D

Si tratta di uno dei due racconti di McAuley presenti nella raccolta, a differenza dell'altro di cui parlerò in seguito, questo è pessimo.
Prima di tutto ogni termine scientifico è sparato a caso e in maniera errata, se io scrivessi un romanzo storico e iniziassi a sparare a caso date e nomi, verrei giustamente massacrato anche se si trattasse di una fiction, non si capisce dunque perché la povera biologia, così come la povera biochimica, possano venire stuprate senza pietà...
Non prendetemi per un fanatico, ci sono opere in cui la parte scientifica è un po' o molto approssimativa ma che apprezzo, oltre ai classici di Bradbury, per citare due pubblicazioni nuove, dico Abaddon di Menconi e Mono no aware di Ken liu, però ci sono dei limiti e in questo racconto McAuley abusa davvero troppo di termini biologici buttati là a caso, arrivando a fare della vera disinformazione.
Ma non è l'unico difetto del racconto, la speculazione sul futuro è troppo parossistica, sembra scritta dal complottista medio che si beve tutto, dal cancro curato col bicarbonato al vaccino che causa autismo, in questa maniera si perde molto la giusta denuncia sociale presente, rendendola ridicola. Per me è molto grave, perché molti degli spunti su cui si basa l'opera sono interessanti e degni di denuncia, ma l'esagerazione proposta li fa cadere in disgrazia.
Su certi temi analoghi consiglio l'ottimo Il gregge alza la testa di Brunner, scritto in un'altra epoca e dunque differente, ma che sviluppa certi contenuti in maniera migliore. Mentre sull'altro tema preso in esame invece, consiglio City (Anni senza fine) di Simak pubblicato negli anni '50 ma molto più avanti come idee rispetto a questo racconto.


Risoluzione 23 di Efe Tobunko

Voto: C+

Devo essere onesto, anche se il racconto non mi è piaciuto molto all'inizio, gli ultimi tre capitoli sono eccellenti. È lì che esploderanno tutti i temi di fondo dell'opera in maniera degna e per i quali vale la pena leggerlo.
Purtroppo, quello che affonda la storia è lo stile dello scrittore, nonostante la prima persona che di solito limita il problema, il lettore è totalmente sommerso da infodump, una cascata inarrestabile di informazioni, molte delle quali totalmente superflue (tipo quella della terraformazione di Marte). L'autore si è inventato un mondo e ce l'ha voluto schiaffare in faccia a tutti i costi fin nei minimi dettagli... facendoci del male e diluendo troppo le cose davvero interessanti.
Purtroppo tutta la prima parte è propedeutica per arrivare al finale e, non proponendo temi originali, soffre molto dello stile un po' goffo dell'autore, dando l'impressione di essere una buona idea sprecata. Poi alla fine inizia a farsi davvero interessante nelle considerazioni dei personaggi, che prima erano diluite in una marea di informazioni non necessarie e si ritorna a parlare del vecchio tema della vittima che si trasforma in boia (come vedremo anche più avanti con Rocket Boy) ma in termini diversi dal solito, tanto che il messaggio finale si discosta molto: dopo la rivoluzione, i rivoluzionari devono farsi da parte e lasciare spazio al nuovo. Nel bene e nel male.

Con un po' più di editing, sarebbe stato un gran racconto, al livello di Eravamo pazzi di gioia  (del quale parlerò tra un po'). Leggere entrambi i racconti nella stessa antologia è un'utile esercizio per rendersi conto di quanto anche lo stile di scrittura sia importante per veicolare i contenuti.


La casa di Bernardo di James Patrick Kelly

Voto: B-

Ottimo racconto, penalizzato da un finale un po' troppo banalotto... più che un finale diciamo una risoluzione degli eventi che non mi è sembrata all'altezza dell'opera globale.
Davvero ben scritto e struggente, La casa di Bernardo non perde mai il contatto con la realtà, neppure quando tratta dell'argomento molto delicato delle relazioni sentimentali tra umani e intelligenze artificiali, la protagonista del racconto ( la Casa, appunto) è sempre cosciente di essere un programma destinato a fare quello che fa dal suo programmatore eppure, nonostante questo, vive da protagonista la propria vita (anche se i due racconti non hanno molto in comune, un concetto simile è discusso molto bene nel capolavoro di Ted Chiang intitolato Storia della tua vita).
Sotto certi aspetti è molto angosciante...


Rocket Boy di Paul McAuley

Voto: B

Interessante racconto sul tema della vittima che si trasforma in boia. Forse l'argomento non è molto originale, ma è sempre attuale e poco compreso
A differenza di  Risoluzione 23 (che in parte tratta dello stesso tema, ma in maniera distinta) qua il mondo in cui avvengono gli eventi è mostrato al lettore attraverso gli eventi e i dialoghi (senza l'orribile As you know Bob...) rendendo la narrazione molto più piacevole. Forse dal punto di vista contenutistico Risoluzione 23 ha una marcia in più, ma questo racconto lo batte sulla costruzione della storia, rendendo molto più efficace la trattazione dei contenuti.



Aethra di Michalis Manolios

Voto: B

Gradevole racconto che fonde l'arte con la bio-ingegneria, sulla carta è anche questo un investigativo, dunque non dovrebbe piacermi, ma come ho detto più volte, ci sono eccezioni. In questo caso l'investigazione poliziesca è solo una scusa per raccontare una storia, tanto che mancano completamente (per fortuna) tutti i cliché del genere.
Non parla di temi molto innovativi, ma lo fa in maniera originale (per lo meno per quanto possa ricordare) e anche divertente. Il suo pregio è di unire la leggerezza con temi interessanti. Aggiungo come bonus, la caratterizzazione della protagonista: nonostante il ruolo giocato nel racconto, non appare per nulla patetica o buonista, ma anzi, ci sono dettagli di crudeltà e freddezza nel suo carattere davvero interessanti.



L'altra mamma di Michalis Manolios

Voto: B

Un buon racconto che parla di tutto quello che mancava nel romanzo La scala di Schild. L'opera di Egan, sebbene ottima e molto interessante, trattava un po' superficialmente certi aspetti legati al mondo immaginario creato, come la morte di un individuo e il risveglio di un backup come se si trattasse della stessa persona. In questo racconto le cose vanno diversamente, sebbene si tratti della stessa persona, entrambe hanno coscienze diverse, spegnerne una significherebbe uccidere un individuo (parte di questo concetto verrà trattato anche in Caso 74).
Ma questo non è il solo tema sul quale si sofferma l'opera, oltre i protagonisti è importante anche quello che hanno attorno, gli eventi che li circondano, manifesto di una realtà che qualcuno potrebbe definire pessimistica ma che è purtroppo molto realistica.
Cade un po' nel finale, mi sarei aspettato qualcosa di più coraggioso dal punto di vista etico e sociale, la scelta usata dall'autore mi è sembrata una scappatoia troppo facile.


Big Bang Larissa di Cristian M. Teodorescu


Voto: A

È il racconto più complesso dell'intera antologia. Per lo meno, complesso per me che mi intendo poco di economia e devo fidarmi ciecamente di quanto racconta l'autore.
L'opera è a dir poco geniale nel mescolare in modo fantasioso (ma concreto, reale) finanza, scienza e religione, senza mai perdere il distacco dalla nostra realtà. Non ho idea dell'anno in cui sia stato pubblicato, se diverso tempo fa, direi che è profetico, se recentemente, direi che descrive in maniera molto sottile il nostro mondo, emblematica la parentesi sui Cani che si ripete all'interno del racconto, argomento sul quale la protagonista deve andare coi piedi di piombo, fallendo ugualmente. Altra idea brillante (molto sarcastica) è quella di identificare diversi Enti come fossero sistemi di riferimento diversi dai quali originano risultati distinti nella quantificazione di un Conto, come la differenza nel conteggio delle entrate esistente tra una Banca e il Fisco...
Racconto molto ironico, ben fatto, la costruzione del finale è ottima, si percepisce il misto di fastidio e preoccupazione della protagonista come se lo si stesse vivendo.
Certo che, se dalla fantascienza cercate battaglie spaziali, mondi fantastici, azione e intrattenimento, rimarrete senz'altro delusi. D'altra parte, se quelli sono i vostri interessi, state leggendo il blog sbagliato...


Un buon partito di Ian McDonald

Voto: A

Ian McDonald non è tra i miei autori preferiti, sul blog ho già recensito due suoi libri pubblicati da Urania (Il fiume degli dei e Forbice vince carta vince pietra) trovandoli interessanti, ma non memorabili. Questo racconto però mi ha convinto in pieno, ambientato nello stesso mondo de Il fiume degli dei, in un'altra nazione indiana e qualche mese o anno prima, riesce ad essere molto più concreto e meno dispersivo rispetto al romanzo citato, oltre a possederne tutti i pregi.
Si tratta di un racconto che parla d'amore, ma non come lo immaginate, l'amore e la disperazione sono il motore dell'azione che genereranno una storia romantica e spietata come solo nella realtà può accadere. Date le ottime premesse, durante la lettura temevo si potesse arrivare ad un finale hollywoodiano banale e scontato che nulla avrebbe a che vedere col mondo reale e fatto di conflitti fasulli e moralismi assurdi (oltre che pipponi devastanti) ma per fortuna McDonald ha scritto un racconto mutevole e poco lineare che cambia inaspettatamente terminando con una spietata ironia. C'è pure un lieto fine coraggioso, degna conclusione di un'opera che ho molto apprezzato, fatta di speculazioni sul futuro, ma ben ancorata al mondo reale nel descrivere le interazioni umane, le piccole follie, gli egoismi e le ambizioni.


Caso 74 di Cristian M. Teodorescu

Voto: A

Bellissimo racconto sullo sviluppo delle intelligenze artificiali, spietato e ironico come piace a me. Nonostante il pessimismo di fondo (e forse un pizzico di fobia) che mi fanno storcere un po' il naso e che rappresentano la costante Paura del diverso presente nella mente umana, è uno dei racconti migliori dell'antologia, non solo per l'idea e la sagacia con la quale è stata creata la storia, ma anche per l'aspetto quasi profetico (il racconto ha quasi 30 anni) su certi aspetti della nostra società perbenista: è un manuale di colonizzazione, se vuoi conquistare una società basata sul politically correct basta solo usare le sue leggi a proprio vantaggio imponendo il rispetto dei propri diritti (anche se in contrasto con le abitudini culturali del luogo), fino ad esser numericamente la maggioranza e poter alla fine dettar legge.
È un argomento complesso, che meriterebbe un dibattito molto più approfondito di quanto non avvenga (e di quanto possa permettersi questo blog), purtroppo lo schifosissimo perbenismo che affligge l'occidente ha delegato l'argomento nelle mani di minus habens razzisti e fanatici che a colpi di slogan cercano e ottengono facili consensi politici, dimenticandosi che il problema non riguarda coloro che consideriamo stranieri, ma riguarda chiunque non accetti morali e stili di vita diversi dai propri oppure chiunque sia intenzionato a trarre vantaggi sulla pelle degli altri in perfetta legalità (una lobby qualsiasi, fino a scientology).
Il perbenismo della società di Caso 74 è a un livello superiore rispetto al nostro, ma non impossibile da raggiungere e il racconto presenta il problema in maniera molto intelligente, tipico della miglior letteratura.


Eravamo pazzi di gioia di David Marusek

Voto: A

È il capolavoro della raccolta.
Uno di quei racconti che, non solo ripaga il prezzo dell'intero libro, ma che fa bene all'animo mentre lo si legge. È, per quanto mi riguarda, praticamente perfetto nella sua costruzione e i temi che tratta colpiscono come un pugno dritto sullo stomaco.
Ovviamente ha differenti piani di lettura, tipico della miglior letteratura, c'è un'ottima speculazione sul futuro, con un mondo mostrato nei dettagli ma mai raccontato con spiegoni, c'è una bellissima storia d'amore, spietata e romantica, che mette in scena le relazioni umane con tutte le difficoltà che le caratterizzano, si parla di intelligenza artificiale con mente aperta e in modo interessante ma soprattutto, quello che lo trasforma da ottimo racconto a capolavoro è il tema principale, che arriva sui denti del lettore quando meno se lo aspetta (per quello sostenevo che il racconto è stato costruito in maniera perfetta): l'egoismo di chi vive una vita stupenda e fortunata ed è convinto di vivere nel migliore dei mondi possibili, senza rendersi conto delle ingiustizie commesse per mantenere l'equilibrio, fino a quando non dovrà sbattere con la faccia sul muro della realtà. Eh, sì, è un mondo bellissimo fino a quando le cose vanno bene, è quando sorgono i problemi che ci si rende conto della verità. Tutto ciò accade quotidianamente, ho conosciuto diversa gente in Argentina che mi ha detto che all'epoca dei militari era tutto perfetto, non come ora. Ottime persone eh, che non farebbero male a una mosca, che però facevano parte della classe medio-alta della società, avevano i soldi, appoggiavano il governo e tutto era bello... per loro. Anche verso i morti o le famiglie che han sofferto lutti non avevano dubbi, erano sicuramente criminali. Probabilmente la stessa cosa che avran pensato i protagonisti di questo racconto e di Risoluzione 23, prima di passare dall'altra parte...
Nulla come l'esperienza diretta può far aprire gli occhi. Non c'è testimonianza che tenga, le cose bisogna viverle sulla propria pelle, e così questo racconto, che ci mostra una bellissima utopia, quasi ingannandoci all'inizio, si trasforma in un'opera distopica eccezionale.

Per me è un racconto importantissimo dal punto di vista sociale.

Poi c'è, come anticipato, tutto il contorno stupendo, rappresenta uno spaccato della vita di due persone che si conoscono e si amano e, come nella vita reale, non tutto quel che accade ha una risposta... anche qua degni di nota lo stile e le idee dello scrittore che mostra una relazione vera, fatta di individui diversi e indipendenti ma che scelgono di stare assieme, senza farci venire il diabete...


Conclusioni: pensavo che il tempo delle grandi antologie in Italia fosse finito con la defunta Nord editrice e con l'indolenza verso il genere di Fanucci, ma mi sbagliavo. Davvero non mi aspettavo una raccolta di questo livello da parte di un piccolo editore, felice d'esser stato sorpreso.
È una raccolta che un appassionato di fantascienza non dovrebbe perdersi (a meno che non conosca già i racconti qui presenti) e che può essere un'ottima idea regalo per far conoscere il genere a lettori restii, perché scoprano quello che la fantascienza può dare e i temi che affronta, che nulla hanno che vedere con l'escapismo o col generare un vuoto Sense of wonder.

3 commenti:

  1. Mi piacciono molto le tue sporadiche incursioni nel vissuto, come quando ad esempio accenni al fatto che c'è gente che, in buona fede, pensa sotto la dittatura militare in Argentina fosse tutto perfetto ...

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  2. Grazie. ^^
    Il racconto mi ha riportato alla mente quegli aneddoti in maniera spontanea. Molte persone non riescono proprio a criticare il proprio sistema di valori... credo che quel racconto mi sia piaciuto proprio perché il protagonista appare così squisitamente umano nelle sue imperfezioni.
    Un altro aneddoto interessante, su temi analoghi e altri (compreso quello dell'informazione alla base del gusto di cui discutevamo tempo fa) riguarda il film "District 9".
    Durante una lezione uno studente, non ricordo perché, citò il film. A quel punto una studentessa intervenne indignata, commentando quanto fosse brutto e falso quel film, asserendo che gli esseri umani non sarebbero mai capaci di compiere tali ingiustizie. Il tutto si è svolto nella facoltà di Medicina di una università privata, almeno metà degli studenti erano figli della classe alta della società argentina, alcuni vivevano pure in "quartieri chiusi", zone residenziali recintate per proteggersi dalla non-umanità: i poveri.
    Ignoro l'estradizione sociale della ragazza, però all'epoca rimasi molto colpito dalla sua ingenuità: le frasi della gente piene di odio e disprezzo che si ascoltano nel film, sono reali, provengono da un documentario girato da Blomkamp sugli immigrati in Sudafrica, nel film è stato solo cambiato il soggetto, dall'immigrato all'alieno. Daltra parte era proprio l'obiettivo dell'opera mostrare questo parallelismo. Obiettivo fallito. ^^

    Dopo si è passati dalla finzione del cinema alla realtà, discutendo di storia più o meno recente, perché molti studenti continuavano a non esser convinti. E mi rendevo conto di come alcuni di loro prendessero gli aneddoti storici come "storie" a parte, slegate dalla realtà, come una cosa che facesse parte di un programma scolastico che nulla avesse a che vedere con la vita di tutti i giorni.

    Lì mi sono reso conto di come alcune persone non applichino nella vita ciò che apprende a scuola o sui libri o nei film... e di come negli ultimi due cerchi solo diversione e intrattenimento. Da lì la mia avversione verso certe forme d'escapismo. ^^

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    1. Riflettendo su questi temi, e lasciandomi portare alla deriva, ho scritto alla fine un post che pubblicherò qui prossimamente con il titolo "Follia"

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