lunedì 23 marzo 2015

Apocalisse peluche di Carlton Mellick III

www.vaporteppa.it
Articolo di: AleK

Si ritorna a parlare di Mellick III e lo si fa con un romanzo breve che inizialmente mi aveva lasciato molto perplesso, ma che, come al solito, ho finito per adorare...

E' ironico perché a solo una settimana dal mio articolo sulla memoria e i finali delle opere (E' il finale la cosa più importante?) sono già stato protagonista degli eventi descritti: credo che la mia personalità che ricorda sia stata completamente sopraffatta dalla magnificenza della parte finale di quest'opera rimuevendo totalmente dalla mia mente tutte le perplessità iniziali. La ragione di quanto accaduto è semplice, mi sono trovato di fronte a una serie di capitoli uno più intenso dell'altro che mi hanno condotto a un finale assolutamente perfetto nella sua crudeltà, in cui dietro una facciata da happy ending si nasconde tutta l'ipocrisia e l'egoismo umano... era un po' difficile non venirne sedotti e ammaliati o, per lo meno, rimanerne indifferenti.
Ma non è l'unica motivazione: nei suoi finali Mellick chiude cicli di vita abbastanza brevi, dunque parlare di finali felici o no lascia un po' il tempo che trova, l'autore si focalizza nella storia di un particolare momento della vita dei personaggi, per essere precisi si focalizza sui quei particolari momenti che portano (e in cui avviene) la metamorfosi dei protagonisti, dunque il finale è solitamente neutro da questo punto di vista, quel particolare evento è terminato, ora la vita dei suoi personaggi continua, diversa ma continua, però mi diverte (con sarcasmo e cinismo ovviamente) pensare che in un'ottica di vita reale questo sia stato uno dei finali migliori possibili, non solo per l'esplosione di tutto il peggio dell'umanità, ma anche per l'amore che comunque traspare. Adoro i personaggi creati da Carlton Mellick III, anche quando commettono le più spietate nefandezze sono comunque così sfaccettati e ambigui da non poterli disprezzare pienamente o comunque a cuor leggero.

Come vi dicevo però, all'inizio non ne ero molto soddisfatto...

L'opera è divisa in tre parti e si tratta di un crescendo continuo di bellezza, partendo però da delle basi non proprio apprezzabili.

La prima parte, bizzarrie a parte, non sembra neppure scritta da Mellick, anche nelle scene più crude manca tutta la parte sensoriale caratteristica della sua narrativa. O, meglio, è presente, ma non la si percepisce a fondo come nelle altre sue opere: la caratteristica di questo autore è di presentare sì un elemento bizzarro fine a se stesso, senza intenti metaforici, ma con tutto un contorno così reale nella psicologia dei personaggi e nelle loro azioni che sembra quasi di assistere a scene di vita quotidiana o ad azioni portate avanti da persone reali, viene quasi il dubbio che sappia leggere l'animo umano e coglierne i dettagli fondamentali per poter trasmettere certi temi e certe caratteristiche ai propri lettori. E' come se aprisse una porticina nella mente del lettore e gli facesse scoprire certi particolari della vita che prima aveva sempre sottovalutato o su cui aveva riflettuto e poi dimenticato.
In tutta la prima parte questo aspetto è totalmente assente, per questo all'inizio rimasi molto perplesso.

La seconda parte è votata all'azione e alla scoperta del mondo ricreato. Chi segue questo blog già potrà immaginare il perché non mi sia piaciuta più di tanto, gli altri sappiano che odio l'azione fine a se stessa e, anche se ho apprezzato l'ironia di alcune bizzarrie, anche la scoperta di quel nuovo mondo da parte della protagonista non mi ha appassionato più di tanto.
Tra l'altro questa scoperta avveniva attraverso un espediente narrativo un po' debole...
Però è in questa seconda parte che inizia a riapparire il Mellick che ricordavo e già nella seconda metà il libro inizia ad appassionarmi davvero.

La terza parte è il capolavoro assoluto.
Probabilmente ciò inizia da prima, dai capitoli finali della seconda parte, ma è nella terza che emerge tutta la grandezza dell'autore elevata al cubo, gli ultimi capitoli lasciano letteralmente senza fiato, non ci sono colpi di scena, tutto è assolutamente prevedibile, ma è come gli eventi vengono raccontati che lascia senza parole, si raggiungo le vette narrative dell'incipit di Kill Ball o de Il villaggio delle sirene.

Per concludere ritengo che i primi capitoli, anche se per me sottotono, siano comunque propedeutici per potersi godere appieno di tutta la meravigliosa parte finale, di conseguenza ritengo anche questo Apocalisse peluche un'opera da non perdere, in cui viene messa in scena l'umanità più vera e onesta sia nella sua capacità di amare sia nel profondo egoismo che spesso la caratterizza.

8 commenti:

  1. Carloton Mellick III è un autore decisamente interessante, è un peccato che sia lui che della casa editrice Vaporteppa se ne parli molto poco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Nick! Grazie per l'apprezzamento.
      Sono sempre disponibile a fornire informazioni e rispondere a domande a chi vuole parlare di Vaporteppa sul proprio blog. Se hai bisogno di chiedere qualcosa, di qualsiasi tipo legato alla collana (come lavoriamo, perché facciamo alcune copertine in un modo e altre in un altro, che tipo di opere vogliamo pubblicare, in che modo scelgo i nuovi autori e che percorso fanno ecc.), contattami e risponderò il prima possibile.
      Eventualmente anche a voce su Skype, se non hai bisogno di domande/risposte da riportare. :-)

      Ciao!

      Elimina
    2. Ciao.
      Ho visto solo adesso la tua risposta ...sorry
      Senti facciamo così: mandami qualche info su Vaporteppa ( la mia mail la trovi sul modulo contatti del mio blog wwwwelcometonocturnia.blogspot.it)
      Cose come info sulla casa editrice, programmi. Cataloghi e qualche uscita significativa ed io inserirò la cosa nella mia rubrica mensile"Accade in Italia" dedicata alle segnalazioni del materiale italiano.
      Cominciamo così, dai.

      Elimina
  2. Concordo, è passato un po' in secondo piano tra gli appassionati di letteratura fantastica, spero si riprenda, è un autore che merita qualche discussione in più.
    Meriterebbe anche una bella antologia a lui dedicata, ma con i tempi che corrono è pura utopia... :(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vedremo presto di fare i cartacei di tutte le opere pubblicate, un po' alla volta. :-)
      Magari aiuterà un pochino a diffonderlo...

      Il finale è davvero bello, forse un po' troppo amaro, ma merita. L'inizio è debole, anche a me era sembrato poco in stile Mellick: non era il Mellick di sole bizzarrie che appare in alcune opere iniziali, e non era neppure il Mellick attento all'aspetto umano delle opere più mature (incluse alcune delle vecchie migliori).

      Elimina
  3. D'accordo con te al 100%! Tra l'altro fastidiosi i continui colpi di fortuna della protagonista; sembra quasi che Mellick abbia voluto rendere tutta la parte del deserto una sorta di polpettone tamarrone fanta-avventuroso ollivudiano. E a chi sta sullo stomaco il genere, resta indigesta anche questa parte. Però dal momento in cui arrivano in città ♥♥♥♥♥...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, anche a me è sembrata una tamarrata voluta. Però a me le tamarrate fini a se stesse annoiano. :/
      Per fortuna si rifà alla grande sul finale! ^^

      Elimina

Questo blog non è una democrazia. Gli amministratori si riservano il diritto di rimuovere qualsiasi commento secondo il loro insindacabile giudizio.