lunedì 15 febbraio 2016

"Babel-17" e "Nova" di Samuel R. Delany

www.mondourania.com
Articolo di: AleK

Spesso leggendo i commenti e le selezioni di titoli fornite dagli esperti di fantascienza, siano essi professionisti o semplici appassionati, mi trovo nella situazione in cui non riesco a comprendere i criteri utilizzati per definire un'opera come un capolavoro o anche semplicemente bella.
Un esempio concreto delle mie perplessità è veder mettere sullo stesso livello qualitativo Nova e Babel-17 di Delany (anche se potrei fare esempi molto più estremi).

Siccome a me Babel-17 piace e Nova no, ho deciso di scrivere un articolo a tal proposito, così potrò spiegare il perché ritenga poco comprensibile l'equipararli.

Parte dell'articolo sarà inevitabilmente condizionato da un semplice "gusto personale" ma molto meno di quanto possiate immaginare: per me Babel-17 è un libro interessante con un buon ritmo e una perfetta fusione dei contenuti con la storia narrata, mentre Nova è un libro che non decolla quasi mai, nel quale degli ottimi spunti contenutistici sono diluiti in una marea di eventi inutili e con diverse cazzate mostruose, tra cui un finale super forzato. Va da sé che i contenuti più o meno interessanti dipendono dal gusto personale e rendono difficile poter parlare di stile di scrittura in maniera appropriata (nel senso che l'interesse potrebbe nascondere dei difetti e la noia metterli in evidenza) però è anche vero che se ritengo un evento una cazzata, questo è indipendente dall'interesse che genera in me l'opera.

www.fantascienza.com
Iniziamo dicendo cosa ho molto apprezzato in Nova...

Di sicuro non il fatto che si tratti di un'opera che anticipa i temi del Cyberpunk di decenni, quella è una curiosità che mi lascia indifferente nel valutare un libro, perché potrebbe benissimo anticipare i temi e farlo in maniera pessima (stesso errore lo si fa quando si esalta un'opera solo perché cita un autore famoso); quello che a me è piaciuto è il fatto di usare il What if, non come semplice elemento di colore per generare Sense of wonder escapista, ma per trattare certi argomenti di grande rilevanza sociale contemporanea, come l'alienazione che prova la gente di fronte a un lavoro che la opprime. In quello gli elementi proto-cyberpunk sono stati inseriti in maniera ottimale e intelligente, con l'obiettivo di mettere in rilievo certi temi.

Non ho invece apprezzato come tutto questo venga diluito e passi in secondo piano rispetto alla narrazione di una storia noiosa e pure un po' banale sulla rivalità tra due famiglie. Narrazione uccisa da uno stile di scrittura davvero pesante, in cui tutti i flussi logici di descrizione di un evento o i dialoghi, vengono ripetutamente interrotti da spiegoni, digressioni e parentesi varie. Scelta stilistica che personalmente non apprezzo molto e che reputo estenuante perché, mio avviso, a causa di questa scelta si perdono le piccole sottigliezze davvero interessanti che Delany dissemina per il libro, come le differenze di classe, descritte senza fare facili vittimismi o esaltare virtù fittizie, ma in maniera spietata verso tutti.
Lo so che è uno stile utilizzato da vari scrittori e che spesso è pure stato premiato (vedere la recensione di Le maree di Kitrhup) però io non lo sopporto, spezza il flusso degli eventi e vomita informazioni una dopo l'altra interrompendo ripetutamente i dialoghi.

Ma quello che più di ogni altra cosa mi ha reso indigesta la lettura è la paradossale presa di posizione pseudoscientifica da parte dell'autore, tipica di chi vuol parlare di scienza senza averla minimamente compresa (cosa indipendente dai titoli di studio).
Per tutto il libro gli scienziati del ventesimo secolo saranno considerati stupidi e reazionari per non essersi mai accorti dell'infallibilità scientifica della divinazione mediante tarocchi.
Molti tizi sproloquiano sulla scienza ritenendola una fede, altri la trattano come se fosse un organismo senziente (la scienza dice, la scienza fa), qualcuno la reputa una materia. La scienza è semplicemente un metodo di indagine per poter studiare il mondo che ci circonda. Alcune materie come la biologia, la fisica, l'ingegneristica, ecc... sono basate su questo metodo e perciò sono definite "scientifiche" (detto tra noi, è anche l'unico sistema di indagine che dia qualche risultato utile e concreto attualmente esistente...). Pensare che chi utilizzi il metodo scientifico per studiare certi fenomeni abbia dei pregiudizi e ne neghi l'efficacia per partito preso e senza prove è semplicemente delirante. Che la divinazione sia un qualcosa di efficace lo si nega perché non ci sono stati risultati riproducibili in decenni di prove e soldi spesi.
Capisco che negli anni '60 essere possibilisti su certe idee fosse considerato da intellettuale (purtroppo lo è anche oggi) resta comunque una bella manifestazione di ignoranza gratuita in un libro che tutto sommato cercherà sempre un avvallo scientifico per giustificare le singolarità tecnologiche proposte. E' la classica opera che veicola informazioni non solo errate, ma pure antiscientifiche.

Non fraintendetemi, non sono un purista intollerante, tutt'altro, adoro ogni volta che gli autori non si soffermano alle conoscenze attuali e si spingono oltre, anche se per farlo inventano cose improbabili o eccedono nelle semplificazioni, come in Storia della tua vita di Chiang ad esempio, dove si parla del principio di Fermat in termini teleologici. E non parto neppure prevenuto su certi argomenti, Philip Dick ad esempio nel suo L'uomo nell'alto castello (La svastica sul sole) fa un lavoro ottimo mostrando una società influenzata dall'oracolo cinesi I Ching. Quello che non mi va giù è presentare una truffa come fosse una scienza, offendendo chi si scagliava contro quella truffa.
All'epoca avevamo i fan dei tarocchi, oggi gli antivaccinisti. Sono la stessa identica cosa.

L'altro aspetto del romanzo che non ho apprezzato è il finale forzato.  
Attenzione perché dovrò fare una parziale anticipazione di trama per poter spiegare il perché.

Rimarrò molto sul vago, in ogni caso vi consiglio di saltare questo paragrafo se avete intenzione di leggere il libro e pensate che ciò possa rovinarvi la lettura.
Per tutto il libro il nostro protagonista ha preso le botte/rischiato la vita a causa di un'arma dell'antagonista. Quell'arma sarà così forte che addirittura non riuscirà ad averne la meglio neppure con l'aiuto dell'intero equipaggio della sua nave. Sarà solo grazie a un'altra arma se riuscirà a sopravvivere.
Ebbene, per qualche inspiegabile motivo, dopo essersi portato a casa uno scatolone e due sportine di botte, il protagonista sceglierà comunque di andare a trovare l'antagonista, da solo e disarmato, sulla sua nave per la resa dei conti finale! Una delle scene più retard della letteratura mondiale.
Se fosse morto, l'avrei anche accettata. Rimaneva una scelta stupida, ma un personaggio stupido va bene ugualmente per un romanzo. Il problema è che non muore, semplicemente quando l'arma lo attacca è inspiegabilmente più debole di prima (che l'antagonista sia più debole è normale data la situazione in cui si trovano, ma l'arma, l'arma no, avrebbe dovuto funzionare) e non riesce a ferire il nostro eroe che alla fine ha la meglio. Terribile.
Poi, addirittura, per caso accade l'evento atteso e il romanzo va verso la conclusione. Casualità su casualità.

Aggiungo anche un'altra considerazione bonus. Se mi si racconta che a un tizio che nasce senza un braccio non glielo si può far crescere con l'ingegneria genetica, perché gli mancano le aree del cervello e i fasci nervosi deputati al suo utilizzo (essendo nato senza, non si sono sviluppati) e rimarrebbe solo un pezzo di carne morta a penzoloni, ecco, se mi si racconta questo poi non mi si può venire a dire che un braccio meccanico invece funziona, perché comunque continuano a mancare quelle parti di tessuto neuronale e rimarrebbe un pezzo di ferraglia a penzoloni.

Questi i motivi del mio disappunto su Nova.

In Babel-17 invece, tutti quelli che sono i pregi di Nova vengono amplificati mentre i difetti sulla risoluzione della trama vengono ridotti di molto.
I temi secondari dell'opera sono in comune col libro precedentemente discusso, anche qua nella descrizione della società futura abbiamo vari punti di riflessione sulla società contemporanea, però questi temi trovano molto più spazio rispetto a semplici elementi di colore buttati là solo per creare un'atmosfera esotica e soprattutto sono ben amalgamati con la storia narrata. Non si avvertono stacchi bruschi tra gli eventi messi in scena e i temi affrontati, e così la società completamente aperta alle modificazioni fisiche e alla libera espressione della propria personalità, così come il bigottismo verso l'amore poligamo, vengono messi in scena attraverso le azioni dei personaggi durante la storia principale, non sono raccontati dall'autore e non vengono aperte sotto-trame per spiegarli come in Nova, dove c'era addirittura un personaggio che commentava al lettore quel che accadeva e che distruggeva il ritmo dell'opera.

Lo stile di scrittura, all'inizio, mi sembrava molto simile a quello di Nova ma poi, continuando con la lettura, mi è sembrato che ci fossero meno interruzioni nei dialoghi e durante le azioni, però potrebbe esser dovuto a un abbaglio causato dall'interesse verso quello che leggevo, che aumentava progressivamente e ha compensato eventuali limiti stilistici. Di sicuro non vi sono scelte stilistiche deliranti come quella di far parlare due gemelli come se fossero una persona sola (un pezzo di frase cadauno con tanti puntini di sospensione) e digressioni mortifere. Quello che sì è purtroppo presente è tanta storia raccontata da parte del narratore. Lui sapeva che lei sapeva che l'altro sapeva. Cose così.

Per il resto devo ammette che anche le carenze stilistiche notate sono state ampiamente compensate e gettate in secondo piano dai contenuti, il tema di questo libro era davvero interessante, e ruotava attorno all'ipotesi di Sapir-Whorf secondo cui il linguaggio influenzerebbe il pensiero tanto che linguaggi differenti porterebbero a differenti comprensioni del mondo.
Occhio, qua c'è la differenza tra Babel-17 e Nova: come dice il nome, si tratta di una ipotesi, non è una teoria scientifica, non è qualcosa di dimostrato (è anche abbastanza dibattuto) eppure su questa ipotesi come What if (portato alle estreme conseguenze) Delany costruisce una storia avvincente, educativa e molto interessante, senza insultare il mondo scientifico, i linguisti o l'intelligenza umana (ah, c'è pure la telepatia, nel caso qualcuno pensi che sia un talebano della scienza).
Mi rimane qualche riserva sulla risoluzione finale, non mi sembra che tutto torni, alcuni eventi, con quella spiegazione, mi sembrano molto improbabili, ma in questo caso, nulla di eclatante che mi abbia rovinato la lettura.

In conclusione, nonostante in entrambe le opere si possa percepire l'importanza dei dettagli e dei temi discussi, prova che Delany scriveva perché aveva qualcosa da dire e non per riempire un foglio di cazzate sperando che qualche adolescente si esaltasse, ritengo che Babel-17 sia di grande misura migliore rispetto a Nova, come struttura, come stile e come argomenti trattati. Notevole inoltre l'armonia tra i temi discussi e l'avventura raccontata, tanto che potrebbe addirittura essere in grado di uscire dal ghetto della fantascienza e suscitare interesse anche in lettori che amano generi differenti.

Per me comunque, con lo stesso tema, il capolavoro è stato scritto alcuni decenni dopo ed è Storia della tua vita di Ted Chiang.

2 commenti:

  1. E' sempre un piacere leggere i tuoi tuoi post, devo pensare che hai superato quella fase di cui parlavamo tempo fa?

    RispondiElimina
  2. Grazie mille.^^
    Diciamo che ho avuto un momento libero...

    RispondiElimina

Questo blog non è una democrazia. Gli amministratori si riservano il diritto di rimuovere qualsiasi commento secondo il loro insindacabile giudizio.