Scritto da: Ataru Moroboshi
Una
settimana fa mi sono trovato a discutere del futuro scolastico di una
ragazzina; i sui genitori mi chiedevano consiglio su quali scuole le potessero esser
più utili. Come risposta, ho preso la famigliola e ho mostrato loro "Ratatouille". Risultato?
Lei non ha
scelto nulla, ma suo padre ha deciso di licenziarsi!
Ratatouille è
una maestosa e relativamente recente (2007) opera del famoso studio Pixar e
seppur non sia la migliore in assoluto (ma certamente sul podio), trova spesso
spazio nelle mie riflessioni, come nella recente post su "Gli incredibili". La
genesi del film di animazione Ratatouille è stata molto lunga, travagliata
e ha compreso addirittura una sostituzione alla regia, col passaggio da Jan
Pinkava al grande Brad
Bird. Questo "travaglio" ha comunque originato un'opera
che ha conquistato il grande pubblico e il premio Oscar come miglior film di
animazione, nel 2008.
Nonostante
ciò, perché perdere tempo a descrivere qualcosa che quasi tutti avranno già
visto alla sua uscita in sala, o successivamente in DVD?
Semplice,
perché il contenuto di questa pellicola non ha mai smesso di essere attuale e
di gridarci cosa fare delle nostre vite.
"...
non permettere a nessuno di imporvi dei limiti solo perché siete quel
che siete, il vostro unico limite sia il vostro cuore"
Alla prima
visione in sala, il film mi aveva già conquistato al terzo minuto (per la
precisione 2' e 58''), mostrando come l'evidente dono naturale del
protagonista, un olfatto straordinario, venisse assoggettato al bisogno della
comunità, in un lavoro tanto utile quanto avvilente, ovvero il fiuta-veleni.
Ribadisco che il talento è riconosciuto ed indiscusso e questo riconduce al
recente post su "Gli incredibili", ove
caratteristiche fuori dalla norma elevavano i protagonisti a rango di
supereroi.
Ora, io sono
il primo a sostenere che sarebbe fondamentale, in un'utopica
società non fondata su capitale, profitto e consumo, impiegare le peculiarità di ciascun individuo per il bene comune,
ma questo non deve prescindere dalla soddisfazione e dalla realizzazione
personale. Una società progredita dovrebbe mirare ad esser composta da persone
soddisfatte delle proprie esistenze, anziché esasperate, condizionate e
impaurite. Sarebbe ovviamente possibile concepire una quota minima di lavoro
"socialmente utile", tale da non rendere schiavo il soggetto e da
preservare in esso energie, tempo e desiderio di dedicarsi a ciò che ama.
Meravigliose
le discussioni fra il protagonista Rémy e il padre, capo pragmatico di una
colonia di ratti, che possono benissimo riflettere anche quelle
capo-dipendente: "Il cibo è carburante, se fai lo schizzinoso su ciò
che metti nel serbatoio, finirai a secco, quindi mangia la tua spazzatura".
A questa
visione meccanica ed utilitaristica del padre, si contrappone quella più
artistica e sperimentale del figlio, alla ricerca di qualità e nuove fusioni
fra odori e sapori: "Si potrebbe riempire un libro, anzi parecchi
libri, con tutto quello che papà non sa ... e l'hanno fatto!"
Davvero bello il ruolo del fratello di Rémy, tale Émile, che, seppur più limitato nelle capacità olfattive e creative, amorevolmente comprende e asseconda la grandezza del protagonista, perdonando anche i danni da lui apportati alla comunità ... sentito Caino? Così ci si comporta!
In realtà
dovrebbe essere il ruolo di qualunque buon genitore, ma come credo sia
esperienza di molti, pochi riescono a indirizzare i propri figli in percorsi diversi
da quelli conosciuti direttamente, o ritenuti sicuri; pochi genitori sono
disposti a investire nelle reali predisposizioni dei figli e ad avere a cuore la loro realizzazione, se implicano
grandi rischi. Meglio assurdamente che siano in futuro insoddisfatti
o infelici,
bloccati in vite prive di stimoli o in lavori che odiano.
TRAMA CON SPOILER, IN APPENA 6 RIGHE!
Alimentando
(!) la propria passione per la cucina, Rémy abbandonerà la colonia, giungerà a
Parigi ove "utilizzerà" lo sguattero Alfredo Linguini
per cucinare nel ristorante del proprio mentore defunto, lo chef Auguste Gusteau.
Rémy scoprirà che Linguini è figlio di Gusteau e perciò legittimo proprietario
del ristorante, farà licenziare il falso proprietario, si sottoporrà alla
valutazione di critici culinari, fra cui il più ostile di tutti, Anton
Ego, convincendo chiunque del proprio talento.
Per maggiori dettagli seguite questo link wikipedia.
E' un film
per famiglie, con delle gag stupende per i piccini (e non solo), come la scena
del fulmine che cucina il fungo oltre ai fratelli Rémy ed Émile (!), o come tutte
quelle in cui il ratto insegna a Linguini a cucinare, o come l'inseguimento fra
lo chef e Rémy.
Nel contempo
è però un'opera che parla anche ad adolescenti e adulti, ponendo attenzione
sulla condizione dell'unica donna in un ambiente fortemente maschile come
quello dell'alta cucina, o criticando aspramente il comportamento dei critici e
ancora mostrando quale sia il costo di inseguire i
propri sogni.
Non dimentichiamo che il "piccolo chef"
(soprannome dato da Linguini a Rémy) per poter cucinare, costringerà
involontariamente la propria intera comunità di ratti a fuggire dalla propria
tana, mettendo a rischio la vita di amici e parenti.
Proprio
questa è la prima grande svolta nella vita del protagonista, nonché il primo
dazio per realizzarsi, ovvero la solitudine. Subito seguita dal
secondo, la fame ... cominciamo bene! Se Galileo
Galilei aveva ragione e "Dietro ogni problema, c'è
un'opportunità" questa rappresenta la seconda svolta per il piccolo
Rémy, che decide di non cedere agli istinti basilari per puntare più in
alto (letteralmente), in una scena esplicita in cui rinuncia a vivere del
cibo rubato nelle case, per seguire una promettente traccia olfattiva, che lo porterà
sui tetti della città. Qui scoprirà di esser giunto a Parigi e di trovarsi a
pochi metri dal ristorante del proprio defunto maestro ideale Gusteau.
Comprendete
il punto?
Vivendo
secondo gli schemi imposti non si sarebbe nemmeno mai reso conto di essere a
Parigi o delle opportunità che aveva a un palmo ... di naso!
La terza svolta consapevole è quando decide di evitare una fuga sicura, dall'ex ristorante di Gusteau, rinunciando alla propria salvezza in favore di quella di ... una zuppa!
![]() |
Il salvataggio della zuppa, preso da qui. |
Questo è in
realtà un concetto recentemente espresso sempre nella recensione de "Gli incredibili": nulla può arrivare (ahimè)
senza sacrifici, rischi e tanto impegno. Lo stesso sacrificio che era
alla base del romanzo "La collina dei conigli" (di Richard
Adams) e del film "Donnie Darko" (di Richard Kelly), già citati
nella recensione, da non perdere assolutamente!
Oltre ai tre
dazi/svolte, Rémy aveva mostrato il proprio impegno sin da subito, apprendendo
(diosolosacome!) la lettura, impegnandosi nello studio di uno dei più
importanti manuali di cucina e nella sperimentazione; il solo talento naturale
non gli sarebbe stato sufficiente per arrivare al lieto fine di questa opera.
Due sono gli
antagonisti principali con cui il piccolo Rémy avrà a che fare, lo chef che
desidera svendere l'opera e la fama di Gusteau in primis, il critico Antoine
Egò sul finale, ma ribadisco, sono solo i nemici più evidenti, perchè attorno
vi sono tutti gli umani che vedono nel "piccolo chef" solo una bestia
sporca e pericolosa e vi è anche la pressione sociale/famigliare, rappresentata
dalla disapprovazione del padre/capo della colonia.
Ma torniamo
ai due antagonisti evidenti, che pur avendo in termini di minuti, poco spazio,
hanno due ruoli importantissimi. Essi rappresentano l'archetipo perfetto
dell'attitudine comune al puntare in basso, del banalizzare e commercializzare
ciò che potrebbe esser arte (lo chef) e dall'altra parte (Antoine Ego) del
criticare spietatamente, partendo da preconcetti e dal solo desiderio di distruggere,
qualunque creazione originale o, in senso lato, pensiero libero. Semplificazione
e critica, sono il pane di cui si nutrono i social e tutti quelli che non
amano approfondire, o rischiare in prima persona con opinioni originali. Sono
effettivamente nemici potenti e pericolosi!
Il film
presenta però una specie di redenzione per alcuni personaggi: sarà per primo il
padre di Rémy a modificare la visione che aveva del mondo, degli umani e delle
possibilità del figlio: "Non siamo cuochi, ma siamo una famiglia,
dicci cosa dobbiamo fare e noi lo faremo".
Complimenti.
Complimenti.
Lo stesso
critico Antoine Ego, di fronte alle innegabili capacità culinarie di Rémy,
metterà in discussione i propri preconcetti, il proprio comportamento degli
ultimi anni e addirittura in gioco la propria carriera, pur di difendere l'indifendibile,
un ratto-chef! Anche se lo spazio a disposizione per approfondire questa tematica risulta limitato,
essa è una delle più importanti di tutta la pellicola e la conclusione proposta
è un idillio che non trova corrispondenza nella realtà, ma che è di
ispirazione per tutti quei sognatori che sentono di avere una dote sincera da
mettere a frutto.
![]() |
Voilà, la ratatouille! Presa qui. |
Oltre alla sostanza, anche la forma di
questo film è stata particolarmente curata.
Le
animazioni risultano, come sempre in casa Pixar, eccellenti per tutta la durata
della pellicola e la grafica appare grandiosa, a partire dallo stile impiegato
per i personaggi umani e animali, fino a giungere alla palette di colori
utilizzati per per sottolineare i diversi ambienti:
- freddi per
le fogne e i vicoli di Parigi,
- caldi e
vitali per le abitazioni e soprattutto per le cucine.
Sono
visibili anche alcune sperimentazioni, come apparenti movimenti di camera
(ovvio che non vi sia) atti a dare il senso della fuga, dello scatto, altri
studiati per sottolineare le minute dimensioni del topo rispetto all'ambiente
circostante, come le riprese frontali mentre Rémy si sposta nelle intercapedini
dei muri.
Se non avete
avuto ancora occasione di vedere quest'opera di animazione, non rimandate
ancora a lungo, perché certi pensieri necessitano di tempo per germinare; io
per questa ragione lo inserirei nel programma obbligatorio della scuola
primaria!
Concludo con
una citazione di Gusteau, che è un invito a procedere ben saldi verso il futuro
che si desidera, costi quel che costi:
"Ahhh,
ma nulla può fermare la forza dei desideri,
se guardi quello che ti sei lasciato dietro,
non riuscirai mai a vedere quello che hai davanti".
se guardi quello che ti sei lasciato dietro,
non riuscirai mai a vedere quello che hai davanti".
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