venerdì 29 aprile 2016

Maus di Art Spiegelman e Schindler's list di Steven Spielberg - Piccole differenze fondamentali

www.einaudi.it
Articolo di: AleK

Ora farò un parallelo che indignerà molto i benpensanti che passano di qua per caso, ma che i quattro gatti fissi che leggono questo blog riusciranno a comprendere senza scandalizzarsi. Prima di farlo però vi anticipo subito che reputo Maus un capolavoro e tutta la pappardella che segue serve ad argomentare questa mia opinione.

Se io scattassi una fotografia a una bella ragazza nuda e la postassi su qualche social network riceverei dozzine di apprezzamenti, ma ciò non cambierebbe la triste realtà dei fatti: la mia foto rimarrebbe comunque una merda. Per una ragione molto semplice: sono un pessimo fotografo.
Il tema dell'olocausto nell'arte, nel cinema e nella letteratura è simile al tema del nudo (o dei bebè, o dei cuccioli, ecc...) in fotografia, anche se inducendo sensazioni opposte, infatti molte persone rimarranno così profondamente turbate da quel che vedono da ritenere insignificante la qualità del mezzo utilizzato per veicolare certi contenuti.
Qui, a mio avviso, si nasconde una trappola, perché è vero che il contenuto è sempre più importante della forma (soprattutto per un tema come l'olocausto) e che raggiungere un maggior numero di persone e sensibilizzarle su un certo problema è un bene, però allo stesso tempo lo stile utilizzato può rendere più o meno significativo un certo contenuto, aiutando non solo a veicolare un'informazione ma a contestualizzarla anche, rendendo così quell'informazione qualcosa di concreto e non un concetto astratto slegato dal mondo reale.

lunedì 11 aprile 2016

Nella valle di Elah, di Paul Haggis. Il miglior film del 2007.

Scritto da: Ataru Moroboshi


"Sono gli eccentrici e i disadattati che riescono a fare qualcosa di interessante nella vita. Quanti uomini che alle superiori erano campioni di football sbattiamo dentro ubriachi ogni sabato sera? Fa bene qualche difficoltà a scuola".


Una delle frasi emblematiche di uno dei più bei film mai visti nella vita, senza tanti giri di parole.
Il regista Paul Haggis ha fatto cose ottime, come "Crash, contatto fisico" (2004), ma anche lavori molto meno ispirati, di puro intrattenimento, come "The Next Three Days" (2010) e l'aver preso parte alla Chiesa di Scientology, non eleva certo l’opinione che ho di lui, anzi.
Nonostante queste considerazioni, il suo capolavoro  "In the Valley of Elah" (2007), basato su una storia vera, è un sublime spaccato della moderna società americana e nel contempo l'emblema della condizione umana.

All'uscita del film nelle sale, ricordo numerose discussioni fra chi lo riteneva quasi perfetto e chi invece vi vedeva un'opera commerciale, creata ad arte per cavalcare l'onda antimilitarista gemmata dal conflitto in Irak. La guerra è certamente un tema portante, ma a chi non vi vedeva altro, ho sempre detto che si era perso almeno mezzo film!

Vediamo perchè.