giovedì 26 novembre 2015

Galassie di Barry Malzberg

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Articolo di: AleK

Galassie di Barry Malzberg edito da Della Vigna nel 2012 è un libro di fantascienza che parla di fantascienza usando come artifizio narrativo i commenti di un autore ad un immaginario libro in corso di scrittura.
Nonostante possa apparire come un Saggio, si tratta comunque di un romanzo nel quale viene abbattuta, in un certo qual modo, la Quarta parete... in questo caso non sono i personaggi a rivolgersi al pubblico ma il narratore/autore.
Affermo che non si tratti di un saggio perché spesso il passaggio dal romanzo vero e proprio (la storia di Lena che cade nella galassia nera) alla parte commentata non è sempre di facile identificazione, le due parti dell'opera sfumano continuamente da una all'altra.

Come avrete capito, si tratta di un qualcosa di molto particolare e, vi anticipo, anche un poco polemico, visto che Malzberg usa questo espediente per fornirci direttamente e senza filtro le proprie idee e opinioni sulla fantascienza e il mondo in generale.

Ed essendo molto particolare, non è neppure facile da recensire...

Sarò brutalmente onesto: quest'opera mi genera pensieri contrastanti, da una parte ritengo le idee dell'autore delle cazzate immani, sia nella parte romanzata che in quella di commenti, dall'altra parte sono rimasto affascinato da alcune trovate e da alcuni spunti di riflessione. Oserei dire che capita quel che sempre accade quando ci si confronta con qualcun altro: su certi temi si concorda, su altri no.

Parte dell'opera è una critica sarcastica su quella che viene chiamata Hard science fiction e i suoi autori di punta. Nonostante io apprezzi molto il genere, devo ammettere che certe considerazioni di Malzberg sono molto interessanti, purtroppo però l'autore rovina l'idillio collezionando un paio di figure di merda epiche, perché non mi si può criticare un genere, non mi si può fare del sarcasmo sugli autori dicendo (anche giustamente) che per scrivere opere del genere bastano pochi minuti di documentazione, per poi commettere degli errori scientifici e logici che dimostrano che forse era necessario qualche minuto in più per riflettere su quel che si aveva studiato.
Perché non basta leggere un'informazione, bisogna anche capirla...

Così Malzberg, sardonico, si cimenta nella stesura di un romanzo di Hard SF e con molta ironia (anche piuttosto gradevole) tempesta il lettore con nozioni fisiche per dimostrare di aver svolto bene il compitino. Occhio, non è infodump, vi ricordo la particolare struttura del romanzo, ogni nozione fisica è inserita con una certa ironia e non appesantisce la lettura. Peccato che il compitino sia stato svolto male, molto male, così male da far mettere le mani tra i capelli...
Quando parla delle Pulsar commette un errore logico così spaventoso da apparire quasi un demente e non parlo della spiegazione di cosa fosse una Pulsar (in fondo il libro è del '75) parlo della sua particolarissima spiegazione del fenomeno in cui scrive (in almeno due occasioni):

"Le pulsar si presentano negli spettrografi, o in altri sofisticati ricevitori, come messaggi ritmici dallo spazio, messaggi che possono essere definiti come luce o suono, ma che non hanno una controparte visuale. In breve, i segnali danno prova della loro esistenza, però non possono essere viste, tanto che, nei primi tempi, si fece avanti la teoria che tali segnali potessero essere classificati come messaggi inviati da alieni intelligenti.
Più tardi si è constatato che le pulsazioni non provengono da singole stelle, ma sono probabilmente impulsi ricevuti da intere galassie, galassie lontane così tanti anni-luce da non poter essere individuate da nessun telescopio disponibile, e che sono così inimmaginabilmente distanti che la loro luce non è ancora giunta fino a noi, e che anzi non potrà raggiungerci ancora per miliardi di anni"
Squisitamente delirante.
Non serve una laurea per capire che se le Pulsar vengono rilevate dagli strumenti è perché il segnale è già arrivato. Solo che era un segnale radio. Anche perché è difficile avere consapevolezza dell'esistenza di un qualcosa se le onde elettromagnetiche non sono mai arrivate o non arriveranno mai...

Ancora più divertente quando parla dei viaggi a velocità relativistiche (ricordate che Tau-zero era stato pubblicato qualche anno prima):

"cosicché una nave che viaggiasse fino alla velocità della luce (senza arrivarci esattamente, dal momento che potrebbe solo avvicinarcisi, e non raggiungerla) rimarrebbe ferma a un tempo statico a livello microscopico. Quando poi avesse rallentato e raggiunto la propria destinazione, gli occupanti avrebbero scoperto che centinaia, forse migliaia di anni erano trascorsi, mentre per loro era passato solo il tempo relativo del viaggio. Trentasei anni fino a Sirio, per poi ritrovarsi completamente separati dalla cultura che avevano lasciato!"

Ricapitoliamo, secondo Malzberg, per viaggiare fino a Sirio per gli occupanti dell'astronave passeranno solo 36 anni, mentre per il mondo centinaia o forse migliaia. Ci sarebbe da rotolarsi in terra dalle risate se l'autore non fosse serio. A parte aver confuso la distanza di Sirio, che in precedenza era stata fornita correttamente, ha capito l'esatto contrario di quel che accade in un viaggio a velocità relativistiche.

Un po' un peccato per un'opera che vorrebbe fare dell'ironia sugli autori di Hard SF.
Un peccato perché molte delle considerazioni di Malzberg sono vere, gran parte delle opere di fantascienza usano l'ambientazione futuristica solo per fornire un'ambientazione esotica che possa intrattenere il lettore. Geniali le critiche sulle copertine, geniale l'immagine del lettore che deve passare il tempo durante un lungo viaggio (anziché investirlo), gran parte della fantascienza è vuoto intrattenimento che vende storie di puro e inutile Sense of wonder, l'ironia dell'autore nel sottolineare questo aspetto tramite un immaginario lettore che deve prima scegliere il libro e poi inizia il viaggio, è davvero ben riuscita e rispecchia in pieno quelle che sono le mie idee sia sul genere che sul fandom. Quello su cui invece non sono d'accordo è su un aspetto che Malzberg continua a ripetere più e più volte nell'opera, parlando della fantascienza come di un qualcosa che immagina inutilmente problemi in futuri dei quali non avremo certezza, mentre ci si dovrebbe ccupare dei problemi certi esistenti nel presente. Non sono d'accordo perché spesso quei futuri vengono costruiti proprio per poter affrontare i problemi del presente, lo stesso Malzberg lo fa, Campbell stesso (uno degli autori più criticati da Malzberg) in opere come L'evoluzione finale affronta un problema cruciale per i nostri tempi, quello dell'antropocentrismo, ridimensionando il reale e inutile posto occupato dall'uomo nell'universo. E questo senza citare i vari grandi autori che usano il genere per feroci critiche sociali, per riflettere sui quel che accade nel mondo, per ironizzare sulla nostra società o per proporre modelli alternativi ai quali ambire, come Reynolds (Mack), Le Guin, Sheckley, Heinlein, ecc...
Però sì, fatta questa precisazione, l'autore ha ragione da vendere nelle sue considerazioni ed è per questo che ho provato un certo rammarico nel notare gli errori da lui commessi nel corso dell'opera.

Riguardo la parte romanzata, anche lì diverse cose le ho apprezzate e altre no.
Direi che il meglio lo si legge nella parte dedicata ai Tre consolatori, che da sola vale la lettura dell'intera opera. I dialoghi sono brillanti, il sarcasmo funziona e viene messa in luce la vera essenza del Bureau, l'organismo che regola il programma spaziale (e pure la politica) di quel mondo e che, ovviamente, rappresenta una versione sarcastica della NASA, cosa tipica in Malzberg.
Un po' meno riusciti, per non dire di peggio, altri passaggi... giusto per fare un paio di esempi:
- La protagonista ha un'esperienza di vita pari a 70 mila anni e ragiona come una qualsiasi trentenne, va bene che forse quell'esperienza potrebbe esser stata illusoria, ma allora pretendo che mi si metta in luce la contraddizione, perché un personaggio con 70 mila anni di vita che ragiona come se morisse trentenne è davvero patetico.
- Il dialogo con i Morti svilisce immensamente tutto le considerazioni che si possono fare sulla vita e sulla morte, giacché se parlano, non sono morti... credo che questa sia una delle parti peggiori dell'intera sezione narrativa. Sembra un dialogo estremamente profondo, ma in realtà non dice alcunché oltre ad essere privo di qualsiasi senso logico. Ripeto, quelli sembrano tutto tranne che morti o rinati o zombi o affini... potrebbero anche essere un'allucinazione, ma non vi è alcun intervento del narratore a sottolineare la povertà contenutistica di quel dialogo inutile. Anzi, sembra quasi che il narratore sia convinto di aver scritto delle riflessioni profonde sul senso della vita...

In ogni caso, nonostante i difetti o le parti sulle quali non concordo minimamente, consiglio ugualmente di leggere questo libro, se non altro per il coraggio dimostrato dall'autore nel andare controcorrente e mostrare che c'è dello sporco attorno a ciò che tutti esaltano (cosa già fatta anche in altre sue opere quando prendeva di mira gli intoccabili astronauti, categoria di persona che poteva essere solo celebrata e mai criticata), dal mondo scientifico alla fantascienza. Leggetelo e ricordate che fu scritto all'età di 35 anni... leggetelo e immaginatevi oggi un autore italiano 35enne che pubblicasse un'opera del genere, criticando il fandom, la fantascienza, gli autori, i curatori e gli editori. Soprattutto figure storiche intoccabili. Ne nascerebbe un putiferio.
Tutti coloro che oggi celebrano Malzberg salterebbero alla gola indignati verso questo sprovveduto che indossava il pannolino quando loro rendevano grande la fantascienza in Italia, gridando allo scandalo di lesa maestà. Però Malzberg è un autore che va riscoperto, certo.
E' per questo che va letto, perché si scaglia contro il principio di Auctoritas in un ambiente, quello fantascientifico, che vive nell'auto-celebrazione di se stesso.

4 commenti:

  1. Per la verità, avevo anche provato a cominciare questo romanzo ma ho dovuto lasciare a metà....mi è sembrato che l'autore contraddicesse continuamente se stesso e le proprie premesse.
    Mi fa piacere vedere di non essere stato l'unico a provare questo tipo di sensazioni durante la lettura.

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    1. Già e tieni presente che la prima parte è anche la migliore... ^^

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  2. Dimostrazione ben riuscito per Malzberg, ottimo.
    "Ah-ah, ora dimostrerò al mondo che per scrivere hard-scifi bastano pochi minuti di ricerca (o alternativamente: una cultura media da cinema o una rapida capatina su wikipedia)."
    Ci prova. Scrive cose a caso che lo fanno sembrare idiota. E il problema non è neanche l'hard scifi: sono i concetti terra-terra, gli stessi che avrebbe dovuto capire giusti anche se avesse fatto scifi più facile, più leggera (classica scifi militare, per esempio).

    La morale della storia quindi è... chi pensa che bastino pochi minuti per sostituire anni di studi è un imbecille?
    Ma non è corretta: Malzberg è solo un caso, è un aneddoto! Non ha dimostrato nemmeno questo!

    Ma se non ha dimostrato nemmeno questo... più scifi vuota di così, cosa potrebbe esserci? ^____^

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    1. Diciamo che non gli è riuscito molto bene... ^^
      Peccato, perché mi divertivo mentre trollavava e su diverse argomenti era pure interessante. Tipo quando, parlando di tecniche narrative, definisce il Narratore onnisciente come obsoleto, essendo il libro del '75 mi fa pensare al fatto che già allora esistesse un dibattito sulle tecniche di scrittura tra i professionisti.

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