lunedì 22 febbraio 2016

Ricomincio da capo (Groundhog Day) di Harold Ramis,1993.


Scritto da: Ataru Moroboshi

"In piedi campeggiatori, camperisti e campanari! Mettetevi gli scarponi, oggi fa freddo.
Qui fa freddo ogni giorno. Fa freddo! Non siamo mica a Miami Beach, sai?
"

Se queste due frasi non vi dicono nulla, dovete assolutamente leggere questo post e subito dopo recuperare un film. Se invece vi hanno stampato un sorrisetto in volto ... a maggior ragione dovete leggerlo!

Anni fa, quando ancora ero uno studente universitario, mi capitò di discutere con un amico del film “Ricomincio da capo”, che molti giustamente chiamavano “Il giorno della marmotta”, traduzione corretta della commedia del 1993Groundhog Day”, diretta da Harold Ramis e scritta da Danny Rubin.
La sera stessa ce lo riguardammo e da allora non perdo occasione per proiettarlo, soprattutto con persone conosciute da poco, di cui non conosca i gusti e con cui voglia condividere una serata divertente, a prescindere da preferenze cinematografiche, età e dalle basi culturali.

Avendo avuto diverse occasioni per rivederlo, ho notato due cose:
  •   Che piace a tutti, ma proprio tutti. Incredibilmente riesce a comunicare a ogni generazione, anche a quelle più giovani ed abituate a ritmi più sostenuti.
  •     Che quasi nessuno comprende il vero significato dell’opera, tutt'altro che nascosto.
Perché?







Partiamo dalla storia e poiché il film ha più di 20 anni, mi concederò tutti gli spoiler possibili e immaginabili!

Un cinico meteorologo televisivo, Phil Connors, interpretato dal sempre grandioso Bill Murray (fortunatamente fu preferito a Tom Hanks), si reca in Pennsylvania per l’annuale ”Giorno della marmotta” (2 Febbraio), nella piccola cittadina di Punxsutawney. Ben presto si ritroverà bloccato da una tormenta di neve e, peggio ancora, da un loop temporale che lo costringerà a rivivere eternamente tale giornata, senza la possibilità di tornare a casa, ma nemmeno di proseguire nella propria vita, condannato dalla radiosveglia a destarsi ogni mattina alle 06.00 al suono di I Got You Babe di Sonny & Cher! La giornata trascorre inesorabilmente allo stesso modo della precedente, tutto si ripete esattamente, ogni dì, per sempre, come la giornata di un impiegato comunale (!); ciò consentirà a Phil di conoscere ogni dettaglio di quella giornata e di tutti gli abitanti della cittadina. 

Inizialmente il lato cinico del protagonista prevarrà, portandolo a sfruttare tali conoscenze e la riflessione che un giorno senza un domani sia privo di conseguenze, per portarsi a letto le abitanti, per rubare denaro e per abbuffarsi (parti geniali ed esilaranti del film).

Tutto fila liscio sino a quando non prova a conquistare la collega Rita, una Andie MacDowell in stato di grazia. Qui cominciano una serie di fallimenti che portano Phil alla depressione e a una serie, tanto assurda quanto ridicola, di tentativi di suicidio: memorabile quello in cui sacrifica anche la marmotta! 


Una delle gag emblematiche del film!

Phil, spinto da rassegnazione e noia, arriverà a confidare la propria situazione a Rita, la quale gli consiglierà di aiutare il prossimo. E’ in questo momento che il protagonista abbandonerà la fase autodistruttiva, oltre alla precedente ricerca edonistica del piacere. Si metterà a servizio della piccola comunità e comincerà ad avere rapporti più onesti con le persone, compresa la bella Rita. Nel momento in cui il protagonista cambierà, lo faranno anche le giornate ed il tempo tornerà a scorrere.

Sembra una bella favola più che una commedia, perché c’è un percorso di crescita, una redenzione, un lieto fine e soprattutto un messaggio chiarissimo. Phil imparerà a occuparsi di altre persone oltre a sé (sostituendo ad esempio una gomma forata), a preoccuparsi di concittadini (come il bambino sull’albero e il vecchietto morente…) ed espanderà anche le proprie capacità (imparando ad esempio a suonare il pianoforte, lanciare le carte e a scolpire il ghiaccio). Tutte queste cose lo muteranno caratterialmente e questo indurrà il cambiamento della giornata, come dire che solo cambiando noi stessi, possiamo cambiare la nostra vita ed il mondo che ci circonda.

Una lezione bellissima, una prospettiva diversa che mi viene in mente quasi settimanalmente, quando riscontro qualcosa che non mi va bene, o che reputo ingiusta e risulta sempre un ottimo modo per evitare di piangersi addosso. Invita contemporaneamente alla riflessione e all’azione, cosa positiva in un mondo che si lamenta sterilmente sui social, di tutto e tutti, spesso nell’inazione assoluta.


Una vita senza conseguenze non comprende il diabete!


Peccato che di questo bel film rimangano solo le gag e la marmotta! Queste sono il pregio e simultaneamente il limite dell’opera, poichè è talmente riuscita come commedia, che evidentemente se ne perde il senso. Ovvio che il limite sia in realtà nei fruitori. Il lato comico era stato giustamente enfatizzato dal regista per evitare il rischio principale per questa pellicola, in cui gli eventi si ripetono continuamente, ovvero la noia.

Rischio completamente escluso dalle molte trovate per rendere vari e divertenti i 103 minuti a disposizione di questa pellicola. Merito anche degli attori, le capacità interpretative dei protagonisti, Bill Murray e Andie MacDowell sono magistrali e reggono la pellicola tanto quanto gli avvenimenti.

Il film ha avuto così tanta risonanza che l’espressione “have a Groundhog Day” viene ancora oggi utilizzata per definire le giornate noiose e ripetitive e lo schema di questa storia è stato più volte "saccheggiato" da film e serie televisive, come ad esempio dalla mia amata Star Trek: The Next Generation (serie 5, episodio 18, "Circolo chiuso").

A rendere imperdibile questo film non vi è solo l'idea di base, la messa in scena, la comicità sorprendente e la bravura degli attori (anche se basterebbero!), ma vi sono anche decine e decine di frasi memorabili e a volte coraggiose. Un esempio ne è la scena in cui Phil cerca di convincere Rita di essere un Dio e non potendole dimostrare la propria immortalità, le rende palese la propria onniscienza sul 2 febbraio a Punxsutawney, descrivendole dettagli e avvenimenti imprevedibili.

Rita : Sei Dio?!?
Phil : Ho detto che sono un dio, non Dio. Almeno credo.
Rita : Perché sei sopravvissuto a un incidente?
Phil : Sono sopravvissuto a un incidente; non solo ieri sono esploso, mi sono avvelenato, pugnalato, sparato, congelato, impiccato, fulminato e bruciato.
Rita : Oh, davvero?
Phil : E ogni mattina mi sveglio senza un'ammaccatura, senza una ferita... sono immortale!
Rita : Perché me lo stai dicendo? ?
Phil : Perché voglio che tu creda a me.
Rita : Tu non sei Dio, non ne hai la stoffa. Sono 12 anni di scuola cattolica che te lo dicono.
Phil : Probabilmente il vero Dio usa dei trucchi, probabilmente non è onnipotente, ma è li da tanto tempo che sa tutto!

Se aveste visto come seduce una paesana non avreste dubbi ... è un Dio!

Un'altra scena memorabile si ha quando Phil chiede a due uomini ubriachi in un bar (Gus e Ralph) cosa accadrebbe se uno fosse costretto a vivere sempre nello stesso luogo, i giorni fossero tutti uguali e nulla fosse veramente importante. 

La risposta avvilita di Gus "sembra la mia vita" induce le risate e una banale considerazione, ovvero che la situazione di Phil non sia poi così astratta e una ulteriore riflessione: in realtà tutto l'universo in cui si muove il protagonista ricomincia da capo, perdendo consapevolezza degli eventi, mentre lui sarà l'unico a conservarne la memoria. Non avrà la possibilità di lasciare traccia alcuna, nelle persone e negli oggetti, ma potrà mantenere la propria memoria e con essa la propria identità. Nelle giornate che si ripetono, gli abitanti della cittadina è come se divenissero oggetti utilizzabili da Phil a piacimento, proprio perché non conserveranno memoria di alcun fatto. Se ci si pensa è una tragedia; sapere che nulla di ciò che si dirà e farà resterà nella vita di qualcun altro, è una sorta di maledizione (idea presente nelle prime stesure della sceneggiatura).
Una Andie MacDowell negli anni di massimo splendore ... prima delle creme-viso!

Però esser l'unico che ricorda gli avvenimenti è anche una opportunità enorme che, seppur non da subito, Phil coglierà. Avrà a disposizione un tempo teoricamente infinito (sicuramente anni) per vedere gli avvenimenti di una giornata da tutte le angolazioni possibili, con tutti i livelli di conoscenza che esso possa desiderare.

La conoscenza da sola, non gli sarà però sufficiente per "sbloccare" la propria situazione, ne tantomeno per conquistare Rita; qui risiede a parer mio l'intuizione più forte dell'autore.

Posto che in un mondo senza conseguenze, la comune morale non abbia alcun significato (e gradirei espandere il concetto anche alla nostra realtà, prima o poi),

- sino a quando Phil non si sentirà parte dell'universo in cui si muove,
- sino a che non avrà a cuore il benessere dei concittadini,
- sino a quando non sarà stato modificato da ciò che ha appreso di loro e di sé ed attraverso le pratiche artistiche,
- e sino a che non svilupperà le qualità che Rita cerca in un uomo,
ebbene non potrà meritarne l'amore e accedere a una vita con lei, una vita fatta di tante giornate ... diverse.

La conoscenza fine a se stessa, come può essere quella che ti permette di superare a malapena un esame, o un colloquio di lavoro (e non intendo "le conoscenze"!), per l'aver accumulato una serie di dati e competenze, o addirittura la sua estremizzazione nella pellicola, l'onniscienza del protagonista, non saranno mai realmente utili alla realizzazione individuale.

Phil è un "dio infelice" e solamente quando permetterà alla conoscenza di modificare prospettive, modo di pensare e interpretare la realtà, solo allora tornerà ad essere un uomo e a vivere una normale realtà temporale.
E' importante dedicarsi con passione a qualcosa, approfondendola con gioia e seguendo le proprie inclinazioni naturali, come suggerito nei magnifici "A noi vivi" e "Straniero in terra straniera" del mai troppo citato Robert A. Heinlein; forse è il solo modo per creare una società ricca di individui soddisfatti e che non si usino a vicenda.

Il film, oltre a suggerire un percorso conoscitivo profondo, è un pacato invito ad aver cura dell'esistenza altrui per averne della propria e nel contempo è un'opera comica, che ancora diverte moltissimo. Per questi motivi (e per restare in argomento) deve essere conosciuto! 

Come tutte le opere degne, il tempo non l’ha intaccata e, se avete occasione, non rinunciate alla possibilità di divertirvi vedendo uno splendido percorso di crescita che trasformerà un superficiale cinico in una persona sensibile e piena di capacità…ovvero l’opposto di quel che normalmente fa la vita!


Il personaggio più irritante della storia ... dopo Jar Jar Binks ovviamente!


Questa è la mia personale e gratuita opinione; per una volta ho deciso di confrontarla con un po' di critica professionale, che riporto di seguito, lasciando il confronto a chi si sia già gustato la pellicola.

"Per come è strutturato "Ricomincio da capo" sembra un susseguirsi di ciak: in quanti modi una scena può essere girata? In quanti modi un personaggio può reagire davanti a una certa situazione? E metaforizzando: in quanti altri modi potremmo giocare la nostra esistenza migliorandola?" (Alessandra Levantesi, La Stampa)

"Niente di trascendentale, fuorchè il problema spazio temporale, ma una commedia garbata, old style nel recupero dei sentimenti della vita quotidiana che ricomincia ogni mattina." (Maurizio Porro, Il Corriere della Sera)

"Senza grandi voli e senza neanche molte novità (il genere è quello e vie diverse non ne cerca), ma quel tanto di surreale che le situazioni propongono, con "ritorni al futuro" rovesciati e "attimi fuggenti" appesi a un chiodo, non fatica, troppo a convincere." (Gian Luigi Rondi, Il Tempo). 

Un sentito grazie ai "ritorni al futuro" rovesciati e agli "attimi fuggenti".

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