martedì 5 maggio 2015

Mono no aware e altre storie di Ken Liu

www.futurefiction.org
Articolo di: AleK

Ero scettico sull'acquisto di questa antologia proposta da Future Fiction, Ken Liu è un autore che sta diventando sempre più popolare e, non conoscendo nulla dell'editore, temevo che si sfruttasse il suo nome e quello di un racconto vincitore del Nebula per proporre racconti di seconda scelta... 

Per fortuna la mia curiosità ha avuto la meglio sui miei pregiudizi e ho potuto rendermi conto dell'errore,  Mono no aware e altre storie è infatti una bella antologia che raccoglie quattro racconti che vanno dal buono all'ottimo e tra i quali Mono no Aware non è neppure il migliore...
Il tema della raccolta è il senso di caducità delle cose, concetto che viene espresso attraverso la frase giapponese del titolo, che dovrebbe significare il pathos delle cose, e che ritroveremo un po' in tutti i racconti, espresso in maniere differenti.

Nonostante due dei racconti siano tra loro collegati e il fatto che essendo solo quattro renderebbe ridicolo lo stilare una classifica, in nome del degrado culturale inesorabile di cui ho deciso di farmi portavoce (ogni tanto mi piace stare sul carro dei vincitori) vi propongo ancora una volta una recensione in forma di classifica, assegnando pure come voti le temute lettere dell'alfabeto, dalla A (ottimo) alla E (insufficiente), che tanto hanno traumatizzato la mia infanzia.

Ma basta con i convenevoli e passiamo ad analizzare i vari racconti...

Mono no aware

Voto: C/B

Non è un'opera facile da commentare, inizio dicendo che, nonostante sia il vincitore di un premio Nebula, non reputo questo racconto un capolavoro, poteva esserlo, però ha alcuni difetti per me davvero troppo sgradevoli per poterli far passare in secondo piano, nonostante la bellezza di certi concetti espressi e del tema centrale davvero interessante.
Come anticipato, il racconto ruota attorno al concetto di caducità delle cose, della fine ineluttabile di tutto e tutti, ragion per cui molti degli avvenimenti possono apparire un poco prevedibili, ma non è questo il difetto a cui accennavo, anzi, ho molto apprezzato il fatto che l'autore costruisse una storia per parlare di una tematica a lui cara, reputo infatti che il contenuto e i messaggi che si vogliono veicolare siano sempre più importanti della forma in cui lo si fa.
Però ci sono dei limiti da non valicare, un minimo di cura della forma è comunque necessario, altrimente ne viene meno la sospensione dell'incredulità.
Ed è qui che cade Mono no aware, nel cercare a tutti i costi un certo finale, l'autore sembra curare poco la base scientifica di quel che accade: manca qualsiasi nozione di balistica, il protagonista deve muoversi lungo degli alberi e dei raggi anche se è nello spazio; ci sono vele solari e toppe che sventolano; ingegneri che non prevedono guasti e, in fine, si ha la pessima impressione che ci si sia dimenticati del fatto che, per muoversi nello spazio, non sia necessaria una propulsione continua... 
Tutto questo rende la seconda parte del racconto molto forzata, come se si volesse arrivare a quanto accade contro ogni logica. Se il racconto fosse iniziato proprio dalla fine e il protagonista ci avesse raccontato la sua storia, la sua formazione e gli eventi che lo hanno portato a quel momento e (soprattutto) a quelle considerazioni, senza entrare troppo nei dettagli tecnici, sarebbe stato perfetto.
Ma non è solo questo ad avermi infastidito, un altro problema è legato alla brutta sensazione che certi punti manchino di coraggio e siano buttati lì come una marchetta ("Siamo americani, noi non molliamo mai") per poter vendere ad un certo pubblico (che infatti l'ha premiato). Le guerre descritte non sono improbabili in quelle condizioni, mi verrebbe da dire che in Europa finiremmo esattamente così, il problema è che manca uno sguardo generale sul mondo e ci si limita a citare "stati canaglia" senza approfondire un aspetto essenziale: in una situazione del genere sarebbe stata la "disparità", il fatto che alcune nazioni siano ricche a spese di altre, a far scatenare il senso di ingiustizia che avrebbe provocato il disastro.

Però, come dicevo, il tema centrale è un altro e tutto questo rappresenta solo il contesto in cui è immerso. Il racconto dà una lezione di educazione e civiltà, come se Liu volesse dare un colpo al cerchio e uno alla botte: da una parte si invoglia il pubblico, dall'altra lo mette di fronte a se stesso. Non parlo solo del contrasto basato sulle differenze di reazioni tra culture differenti, parlo proprio dei modelli su cui si basano differenti culture e sui distorti ideali di eroismo che caratterizzano la nostra società.
Nonostante il titolo, nonostante la tematica che scorre lungo tutta l'antologia, uno dei punti chiave di Mono no aware è proprio il concetto di eroismo: non esistono eroi, esistono persone e tutte, tutte sono fondamentali. Alla faccia dei vari film sui supereroi che ormai mi hanno fatto detonare le gonadi, non se ne può più di vedere migliaia di persone totalmente inutili e un gruppo di fighi che da soli risolvono tutto. E' un concetto malato figlio di una società agonizzante e che in questo racconto viene ubicato nella giusta posizione.

Anche se ho usato molto spazio per sottolinearne i difetti (più per rammarico che per altro) Mono no awere è un racconto interessante, senz'altro da leggere e conoscere.


Del tutto altrove, vaste mandrie di renne

Voto: B

Non è un racconto che parla (apparentemente) di un tema originale: quello della digitalizzazione della coscienza separandola dal proprio corpo.
Tutt'altro, è piuttosto inflazionato e anche sul blog se ne è parlato varie volte come ne Il giorno dell'incarnazione o La scala di Schild, ma è presente pure in tante altre opere (tra le citate qua aggiungo anche i romanzi di Reynolds) d'altra parte il racconto Playback di Clarke, che è un po' il nonno di tutti gli altri, risale agli anni '60, di tempo ne è passato e di opere ne sono state scritte.
Questo racconto però aggiunge delle novità, diverse prospettive al problema. Rappresenta il confronto tra due mondi, quello di una protagonista nata in un ambiente virtuale e quello di una protagonista nata in un corpo fisico e passata in seguito a una vita in ambiente virtuale.
Non ci sono facili romanticismi moralisti sulla bellezza di un corpo e menate del genere, frutto di menti tecnofobiche, ma anzi, la malinconia della protagonista ex-corporea è uno stimolo a continuare a guardare al futuro, non al passato, per evitare di chiudersi su se stessi pensando di aver raggiunto una meta.

E' il racconto che chiude la raccolta e, come anticipato, il senso di eternità e morte che lo permeano sono emblematici di tutta la raccolta. Per chi fosse amante del buon cinema, sono gli stessi temi presenti in Ghost dog di Jarmusch: la fine è importante per tutte le cose.
Un concetto difficile da accettare per noi occidentali. Per lo meno per me.


Simulacro

Voto: A

Un racconto struggente sull'amore dei padri e sulla crudelta a cui possono arrivare i figli nel giudicarli.
Nel caso specifico, vista la mia formazione e l'affinità delle mie idee con quelle di Heinlein, mi riesce davvero difficile comprendere le motivazioni della protagonista, ma mi rendo pure conto che non sono improbabili, ho conosciuto gente dalla mentalità molto più chiusa (ma estremamente aperta all'ipocrisia). In ogni caso la mia visione del mondo è assolutamente irrilevante ai fini del racconto, quanto accade è una ricostruzione metaforica di una relazione padre-figlia che parla di un tema vecchio come il mondo: quanto possono essere ingrati i figli e quanto questo non influisca sull'amore incondizionato che un padre può avere nei loro confronti (cosa logica, essendo stati figli loro stessi).
Ma il racconto prosegue oltre questo tema e offre un ottimo spunto di riflessione su coloro che sono così sicuri di aver capito come funzioni il mondo senza rendersi conto di essere i primi tra gli ipocriti: il simulacro del titolo non è la tecnolgia protagonista della storia, è un ricordo reale.


Restare indietro

Voto:

Restare indietro è il capolavoro della raccolta e rappresenta l'antefatto di quanto accade in Del tutto altrove, vaste mandrie di renne.
Anche questo manca di un po' di coraggio, soprattutto nel finale, per poter esser più incisivo e divenire un racconto memorabile, ma resta comunque stupendo.
C'è molta confusione riguardo la parola Progresso, forse è una delle più fraintese. Molti la associano all'automatizzazione, agli smatphone, alla globalizzazione, alla perdita delle radici culturali e al distacco dalla natura. Nulla di più sbagliato, il Progresso è semplicemente un avanzamento nelle conoscenze e, per poter progredire, è essenziale conoscere le basi di quel che è stato, il Progresso si basa sempre sulla conoscenza, mai sull'ignoranza.
La tecnologia da sola non è Progresso, perché non c'è alcun progresso nel subire una cosa senza conoscerla, su questo è fondamentale leggere il bellissimo racconto Servocittà, presente nella raccolta Le meraviglie del possibile.
Questo racconto è molto interessante, perché parla di Progresso secondo la giusta accezione, ma dal punto di vista di chi fraintende il significato della parola ed è ostile al cambiamento. Un po' il tema discusso anche nella recensione de Il più grande uomo scimmia del pleistocene, ma raccontato in maniera totalmente differente, secondo gli insegnamenti che fungono da filo conduttore di tutta la raccolta e riassunti con la frase Mono no aware. La fine di certe cose e l'avvento di altre.
Alla base di tutto, come sempre, ci sono il fanatismo e la paura che si ostinano a mantener vivo qualcosa che è già morto, in nome di ideali che sono solo fissazioni egoistiche.
Davvero un racconto notevole, di cui se ne sente sempre più il bisogno.

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In conclusione, un'ottima antologia, ricca di spunti di riflessione e molto interessante per il punto di vista con cui affronta certe tematiche ormai classiche nella fantascienza. L'unico rammarico, vista la qualità, è dato dal numero esiguo di racconti che contiene, ma di questi tempi è tutto grasso che cola.

2 commenti:

  1. Una gran bella antologia, probabilmente si sarebbero potuti inserire un paio di racconti in più, però vale la pena leggerla.

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  2. Eh sì, con un paio di racconti in più (a quei livelli) sarebbe stata memorabile, ma visto che al giorno d'oggi l'editoria in crisi preferisce pubblicare racconti da soli, è stata una gran bella iniziativa. ^^

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