lunedì 18 maggio 2015

Tempo da leoni a Timbuctù di Robert Silverberg

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Articolo di: AleK

Terribile, terribile racconto...
Se fosse stata un'opera giovanile di Silverberg non avrei avuto problemi, ma una insufficienza così profonda nella ricostruzione ucronica da parte di un autore maturo e così famoso non me la sarei mai aspettata. Proprio no.
Non c'è alcun rispetto verso il lettore normodotato, nessuno sforzo nel ricreare un mondo un po' credibile, nonostante le premesse fossero sommamente interessanti...

Ma come si fa a scrivere un'ucronia in cui a metà 1300 l'europa viene decimata dalla peste e l'Impero ottomano la conquista e in cui, 600 anni dopo, gli inglesi hanno ottenuto l'indipendenza e sono uguali agli inglesi moderni? Dopo 600 anni di dominazione turca (e addirittura Shakespeare che scrive in turco) hanno avuto lo stesso identico sviluppo socio-culturale?
E che dire dell'impero Azteco e dell'impero Inca che, non essendo mai avvenuta la conquista spagnola, sono sopravvissuti fino a oggi assolutamente uguali nei costumi tradizionali così come venivano raffigurati 600 anni fa? Ma soprattutto, passi che l'impero Azteca si chiami Messico, dal momento che così denominavano la loro capitale (e se stessi come mexicas) ma che l'impero Inca si chiami Perù e i suoi abitanti peruviani, termini imposti dai conquistadores, proprio non si può leggere...

Nel caso riusciste accettare questo, e io non ci riesco, quella che segue è una delle storie più imbarazzanti che abbia avuto il dispiacere di leggere, una pessima storiella di intrighi di palazzo nella quale dei professionisti in politica e diplomazia si comportano come, non tanto dei principianti, ma come perfetti imbecilli.
Con la scusa dell'innamoramento è stato creato uno dei personaggi più cretini della storia della letteratura, un professionista in politica estera e diplomazia che non riesce a contenere la propria follia di fronte a delegazioni internazionali o durante azioni diplomatiche ufficiali. E non ho usato il termine follia a caso, perché non parlo di pensieri o malinconie da innamorato, ma stupidaggini che neppure un adolescente partorirebbe. Senza contare che, dopo di questo, quando ormai pensavo avesse raggiunto l'apice del ritardo mentale, mi sorprende e rivela tranquillamente un "complotto internazionale - segreto di stato" dalle conseguenze disastrose, così, come nulla fosse e solo per far colpo su una bella figliola nemica della sua nazione.
E che dire degli altri rappresentanti di grandi potenze e professionisti dell'intrigo, che si fanno scoprire come i bambini quando gridano "Non sono stato io!"? Nulla, non dirò nulla, non ci sono parole per descrivere lo squallore messo in piedi da Silverberg, autore di grandi libri (nel blog, per ora, si è parlato solo di Ali della notte e di Mutazione), ma che qua sembra davvero utilizzare la propria fama per farsi pubblicare qualsiasi cosa.
Un qualsiasi lettore de Le cronache del ghiaccio e del fuoco non potrebbe che farsi quattro risate leggendo le assurdità di trama presentate in questo libro, neppure il personaggio più ritardato della saga di Martin arriva a tali livelli di idiozia... Sansa è una fine intellettuale ed esperta cospiratrice in confronto, ed ho detto tutto.

Ah, sì, parlo della trama perché il contenuto risulta non pervenuto, si tratta proprio di una storiella di intrighi mal riuscita e fine a se stessa, manca tutta la sagacia dei dialoghi presenti nell'opera di Martin; il cinismo, specchio del mondo, che arriva a essere una sorta di critica sociale; l'intento di far riflettere con le parole, manca qualsiasi cosa interessante.
Tra tutti i libri recensiti fin'ora è senza dubbio il peggiore, l'ho completato solo perché breve, la lettura si stava rivelando infatti una tortura, ogni dialogo, ogni scena, alla fine erano quasi insopportabili.
Salvo solo l'idea di base (mal sviluppata, come detto all'inizio) e l'ambientazione affascinante.
Più che l'opera di un grande autore, sembra il libro di un esordiente autopubblicatosi.

2 commenti:

  1. Decisamente è una delle opere peggio riuscite del Silverberg ultima maniera. Certo ci sarebbe da dire che l'ultima opera di rilievo uscita dalle mani dello scrittore americano è "Shadrack nella Fornace", da quel momento Silverberg pare l'ombra di sè stesso.

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