martedì 8 settembre 2015

Blestemat - strigoi, rumeni e maledizioni di Federico Russo

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Articolo di: AleK

L'articolo di oggi inizia con una dichiarazione rilasciata da Carlo Fruttero nel 1968 durante la trasmissione RAI L'Approdo e riportata nella tesi di dottorato Letteratura fantascientifica italiana della PhD Giulia Iannuzzi a pagina 127:
<< Noi non abbiamo naturalmente pregiudizi verso gli autori di fantascienza italiani, è piuttosto che lo scrittore di fantascienza italiano si trova davanti a delle difficoltà che gli anglosassoni non hanno. Facciamo il caso più banale per la fantascienza: supponendo un arrivo di astronave marziana, un disco volante marziano, o venusiano o di Aldebar, che arriva - non so - a Little Tree per esempio, nel Nevada, in un Stato americano spaziosissimo, vasto... abbiamo dietro questi spazi, queste parole, questi nomi di città, tutto un bagaglio figurativo ricchissimo, cioè l'FBI che viene subito informata, il Presidente degli Stati Uniti, il Congresso; lo stesso paesaggio è immenso, è vastissimo. Immaginiamo la stessa situazione nel comune di Boffalora in provincia di Milano. Il disco atterra e arrivano i pescatori del Ticino e chi avvertono? L'FBI? No, avvertono il maresciallo dei Carabinieri, poi da lì telefonano al sindaco, il sindaco prende una Seicento e corre dal prefetto... Si vede subito che la situazione drammatica cade, cade [disgraziatamente] e diventa un bozzetto di vita locale, che può avere degli effetti ironici, divertenti, ridicoli, folkloristici, ma che non ha nessuna forza drammatica, nessuna presa sul lettore. Una storia così va giocata sullo scherzo >>

A parte le varie fallacie logiche sui nomi e il "provincialismo" Fruttero, per giustificare la propria scelta di non pubblicare opere di fantascienza di autori italiani, si inventò un esempio ad hoc per supportare la propria teoria (introducendo un'altra fallacia: "L'Argomento Fantoccio") che cade a proposito per parlare di Blestemat, un libro umoristico ambientato in Puglia, tra badanti dell'est, masserie che vendono ricotta e studenti fuori corso.
Ma come? Aveva dunque ragione Fruttero? La provincia italiana può prestarsi solo a opere umoristiche?
Non proprio, anzi, sarà un'opera scanzonata e scherzosa a dimostrare il contrario...


Infatti, tutto ciò che è divertente e umoristico in Blestemat, non viene dall'ambientazione, ma dall'interpretazione degli eventi filtrata dal protagonista.
Non si percepisce mai un senso di ridicolo dovuto ai luoghi, agli oggetti o alle persone (straniere o esponenti del folklore locale), non sono le parlate in italiano approssimativo o in toni dialettali a far ridere, ma i commenti e le analisi che vengono dalla prima persona narrante. E' da lì che nasce l'aspetto umoristico.
Un pescatore del Ticino non è in sé più divertente di un campesino del Nevada, così come un maresciallo dei Carabinieri non è più ridicolo di un Generale di una qualche forza armata U.S.A., è lo scrittore, con lo stile a renderli tali. Se un'opera risulta involontariamente umoristica, c'è un errore nella scrittura, non nell'ambientazione.

Normalmente non sono un amante di libri umoristici, soprattutto se sono libri appartenenti al genere fantasy o fantascientifico, perché a parte poche eccezioni, come i libri di Sheckley o di Pratchett, non sono mai riusciti ad appassionarmi davvero (*). In questo caso però devo ammettere di aver apprezzato l'opera e non solo per l'aspetto giocoso, ma per la Maturità che traspare dietro il tono scanzonato.
Dopo la lettura riflettevo su quanto letto nella postfazione del libro e di come gli eventi fossero immersi nei fatti attuali (come citazioni di film di moda in questo periodo, ad esempio), rischiando di far diventare velocemente quest'opera vecchia una volta che certe mode fossero passate. A questo punto mi sono reso conto di un piccolo particolare al quale non avevo riflettuto durante la lettura: il libro è si immerso nella nostra quotidianità, però non solo per il linguaggio e le citazioni usate, ma anche (e soprattutto) per certi temi che emergono durante la lettura.

Blestemat è un libro profondamente attuale perché parla di immigrati e lo fa senza apparire razzista o paraculo, lo fa nella maniera più intelligente possibile: assumendo come un dato di fatto naturale la loro presenza.
Abbiamo Strigoi, maledizioni, magia nera, storie assurde, ma tutto in un' Italia reale di tutti i giorni.
Probabilmente l'operazione è riuscita così bene perché l'autore non ha mai cercato di buttare dentro il tema a forza, ha semplicemente trasformato una realtà quotidiana in una storia fantastica giocando con degli stereotipi (le zingare fattucchiere) o dei fatti di vita vissuta (le badanti dell'est) creando personaggi reali.
Sotto i colpi di una ridicola battaglia mediatica in cui gli schieramenti politici si combattono e influenzano l'opinione pubblica a colpi di luoghi comuni sugli immigrati, qui abbiamo un'opera dove i personaggi rumeni, cinesi, italiani e africani sono posti realmente tutti allo stesso livello umano e fatti interagire tra loro. Non c'è mai un riflettore puntato a sottolineare quanto sia stronzo quello o quanto nobile quell'altro, così come non c'è la forzatura di inserire personaggi stranieri per veicolare il messaggio che gli immigrati sono buoni/cattivi.

In poche parole: è un'opera matura ben immersa nell'attualità. Più di tante altre nate per esserlo... e la cosa ridicola è che è un libro umoristico e scanzonato con una base horror-fantasy.
E' un po' quel che accadde col film Machete (il primo) che doveva essere (e lo era) una tamarrata unica e alla fine è forse una delle migliori opere a trattare il tema dell'immigrazione messicana negli U.S.A. (assieme a Monsters di Edwards).

L'unico difetto che ho trovato nel libro si trova nei primi capitoli ed è l'eccessivo distacco del protagonista dagli eventi che accadono. In situazioni assurde o in cui rischia la vita riesce a pensare a situazioni cinematografiche o a bersi un cappuccino (in parte questo è dovuto a quanto affermavo all'inizio: è il racconto filtrato dal protagonista a rendere comica la vicenda, non gli eventi o l'ambientazione)... questo, all'inizio del libro, è stato un po' un ostacolo per me nel riuscire ad appassionarmi alla storia, nonostante fosse un'opera umoristica, perché la storia in sé ha senso anche isolata dall'aspetto comico del libro, non è subordinata a quest'ultimo.
In seguito questo effetto di rottura del ritmo che percepivo scompare ma non so dirvi se ciò sia dovuto a un cambio nello stile, come un distacco minore tra eventi e pensieri, oppure all'essermi abituato allo stile di scrittura...
In ogni caso, l'umorismo del libro funziona, la parte horror-fantasy pure, anche l'ambientazione pugliese, alla faccia di chi dice che l'ambientazione italiana rende tutto ridicolo, funziona e, per finire, il protagonista, nonostante sia una merda fatta e finita, ha pure una crescita personale coerente.

In conclusione, abbiamo un'opera comica che non usa i regionalismi, il dialetto o altri cliché per far ridere, nonostante sia profondamente radicata nella cultura popolare, così radicata da riuscire a trasmette un'immagine di un' Italia multietnica senza banalità svenevoli da attivista sociale.
Per quanto mi riguarda, un'ottima prova letteraria.




(*): compresa la Guida galattica per autostoppisti, che sebbene mi sia piaciuta, non è mai riuscita ad appassionarmi. Anzi, ogni volta che la vedo in una classifica dei migliori libri di fantascienza, provo pure un certo fastidio...

4 commenti:

  1. Sembra un opera molto interessante che usa gli archetipi della realtà, della società e perfino del folklore regionalistico italiano senza trasformarli in stereotipi.
    E senza abusarne sopratutto.
    P.s
    Non sarò mai d'accordo con Fruttero, nel mio piccolo lo ritengo responsabile dei molti provincialismi nati a proposito della concezione che ha avuto la società italiana nei confronti della fantascienza nostrana.

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    1. Direi che hai colto appieno lo spirito dell'opera. ^^

      Ti dirò, sto leggendo piano piano la tesi della Iannuzzi e devo dire che con Fruttero non ero d'accordo neppure su altre cose, oltre a quella frase... ^^'
      Tipo l'accostamente del genere "Giallo" con quello "Fantascientifico" e che debba esserci un elemento strano e sorprendente, nelle opere di fanscienza, da risolvere...

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  2. Ottima idea riportare la citazione di Fruttero per inquadrare la questione della fantascienza italiana. :-)
    Su testi mainstream, rosa o thriller si dice sempre che farli per forza negli USA indica provincialismo, scopiazzatura, produrre roba che uno non conoscendo davvero a fondo (è un rigurgito di visto nei film) diventa più debole... poi però Fruttero la vuole ambientata lì, a ravanare in quei difetti costruendo scenari di cartapesta riciclata.

    Si sommano le due cose e una fetta (non so quanto grande, ma a occhio non penso grandissima) del motivo per cui la fantascienza è stata una roba moribonda in Italia, senza vere possibilità di svilupparsi, è pronta. :-)

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    1. Probabilmente la fetta più grande del motivo per cui la fantascienza in Italia è agonizzante è dovuta al fatto che il genere viene considerato generalmente "spazzatura". ^^

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