lunedì 16 marzo 2015

E' il finale la cosa più importante?

Articolo di: AleK

Oggi vi propongo un post anomalo, che unisce la divulgazione scientifica alle tecniche di narrativa e che potrebbe essere utile agli scrittori che ogni tanto passano di qua. Ovviamente non sarà un articolo didattico, mi limiterò a collegare certe teorie con la mia esperienza di lettore.
Vi proporrò la visione di due video (sottotitolati in italiano) che parlano di Memoria, il primo video è interessante perché chiarisce, attraverso alcuni esperimenti, come la parte finale di un'esperienza possa modificare la memoria dell'intera esperienza, positivamente o negativamente. Il secondo video invece continua sempre con lo stesso tema, ma spostandosi su altri piani e ve lo propongo più che altro come fonte di ispirazione.
Qualcosa di analogo a quanto detto nei due video, lo affermava pure Calvino nel suo Palomar, anche se si soffermava su altri aspetti della memoria, ovvero quelli che la condizionano al nostro presente e che trasformano il nostro passato in qualcosa che non è fisso e immutabile, ma è (paradossalmente) modificabile quotidianamente dal nostro presente. E così in certi giorni un evento passato ci affligge nel ricordo come un dramma, altri giorni lo stesso evento lo ricordiamo come piacevole, è il classico passaggio da: "Maledetto il giorno in cui mi sono lasciato" a "Benedetto il giorno in cui mi sono lasciato".
In questo caso però, ci si spinge un po' più in là...

Ecco il primo video:


ATTENZIONE: per vedere il video sottotitolato in italiano (e in qualità migliore) cliccate QUA
(Il link rimanda al video originale sul sito TED)


Il video tratta diversi argomenti, tutti interessanti, ma è nella parte iniziale che si ha un punto di congiunzione forte tra tecnica narrativa e scienza, dal punto di vista dell'insegnamento intendo.
Praticamente ogni individuo si può dividere in due personalità, una che vive un'esperienza (una vacanza, un colloquio di lavoro, la lettura di un libro) e l'altra che ricorda quell'esperienza.

Non sempre i giudizi delle due personalità coincidono. Potreste vivere una bella esperienza ma averne un ricordo pessimo o viceversa.
La cosa determinante è come finisce l'esperienza. C'è un vero e proprio dominio da parte del finale sulla personalità che ricorda l'esperienza. E, come si è potuto stabilire, sull'individuo, sarà sempre la personalità che ricorda a prendere decisioni sul futuro.

Nel video si fa l'esempio di una colonscopia, il paziente che ha vissuto l'esperienza peggiore (operazione più lunga e, dunque, sgradevole) alla fine ne aveva un ricordo migliore rispetto al paziente che aveva subito l'operazione più breve. Prima di evitare facili battute da parte di chi non ha visto il video, durante lo studio era stato richiesto ai pazienti di determinare quanto stessero soffrendo, attribuendo un valore numerico al dolore che provavano istante dopo istante.
Entrambi non l'hanno passata benissimo (nessun piacere sessuale dunque) solo che, per qualche motivo, un paziente ha subito un'operazione più lunga e dunque, oggettivamente, ha vissuto un'esperienza peggiore.
Solo che ne aveva il ricordo migliore (che non significa "bello")...

Che cosa cambiava? Cambiava il finale.
Il paziente che ha subito l'intervento più breve ha terminato l'operazione con un picco di dolore, la personalità che ha vissuto l'esperienza ha avuto fortuna, ha sofferto, ma per un breve tempo. Però la personalità che ricorda l'esperienza è dominata dal finale di quell'operazione e dunque ricorda solo dolore.
L'altro paziente, viceversa, è stato praticamente torturato, però alla fine la colonscopia è terminata senza picchi di dolore e dunque, nonostante le sofferenze della personalità che ha vissuto quel trauma, la personalità che ricorda ha stabilità che quella sofferenza non è stata poi tutto sommato la peggiore vissuta.
I risultati ottenuti da questi studi hanno trovato applicazione nel campo medico, come racconta il relatore, si è preferito far durare l'operazione qualche minuto in più, terminandola però in maniera meno dolorosa possibile, in modo da non condizionare negativamente i ricordi dei pazienti.

E questo ci porta a cinema e letteratura, quando vidi per la prima volta Il sesto senso mi sembrò un capolavoro. Ricordavo tutte le scene che mi avevano fatto saltare sulla poltrona e lo shock del finale e pensavo d'aver visto uno dei film più belli di sempre, peccato che volli rivederlo un'altra volta... il finale mi era già noto, tutte le scene più "spaventose" anche, nulla riusciva a sorprendermi come alla prima visione, ad esempio la scena dell'avvelenamento mi sembrò una ruffianata pazzesca messa in piedi per comprare l'empatia del pubblico (una forma di parossismo che non ho mai sopportato) mancava solo che la ragazzina fosse cieca e paraplegica.
In quel momento realizzai che, senza quel finale, Il sesto senso non se lo sarebbe filato nessuno.
E lì ho capito anche che le grandi opere, cinematografiche o letterarie, sono immuni da spoiler, perché in tutte le successive visioni o letture danno sempre un grande piacere, se non superiore alla prima esperienza. Opere che vengono rovinate da una anticipazione di trama sono sempre mediocri o pessime (in ogni caso tranquilli, la trama è sempre quello che mi interessa meno di un'opera di conseguenza non ne parlo quasi mai, non farò spoiler su questo blog).
Nell'articolo Un esempio (sbagliato) vale più di mille parole presente nel blog Carmille, l'autore si interroga sul successo di alcuni film nonostante la presenza di certi difetti di sceneggiatura o incongruenze. Tra gli esempi c'è anche il film Seven.
La risposta che dà l'autore è che probabilmente Seven sia sorretto interamente da un cast di attori famosi, una buona fotografia e una buona regia che sopperiscono alle limitazioni di sceneggiatura. Su questa opinione sono d'accordo, un buon regista riesce a trasformare spazzatura in storie memorabili, dando spazio alle tematiche che meritano di esser risaltate e vincendo quella che di solito è la dittatura della trama. Ma nel caso di Seven parliamo anche di successo "commerciale" e raramente il pubblico cerca una buona regia o, meglio, raramente sa distinguere tra un video amatoriale e una produzione milionaria, dunque quel successo va ricercato altrove e credo che la risposta stia nel video qua sopra: il dominio del finale.
Io Seven l'ho visto una volta sola all'uscita in sala, l'unica cosa che ricordo è Brad Pitt che apre una scatola e... agisce di conseguenza.
E' un po' l'effetto Il sesto senso: l' attenzione finisce sul finale e la  personalità che ricorda ne viene sopraffatta.

Tutto questo, vale anche per i libri.
Immagino sia inutile ribadirlo, qualsiasi autore, dal più incapace al più autorevole, cerca sempre di scrivere un ottimo finale, il problema è che spesso, ciò che l'autore reputa il finale migliore possibile, non è il finale giusto per l'opera.
Cercherò di essere più chiaro, non sto parlando di finale mal scritto o ben scritto, sto parlando di quelli che sono i motivi che vi spingono a scrivere un libro o a raccontare una storia.
Se voi volete scioccare il lettore mostrandogli un mondo brutto e schifoso, conflitti morali, ingiustizie, quello che volete, e poi fate finire tutto a tarallucci e vino, il lettore verrà condizionato dal finale a tarallucci e vino. Se dentro quella scatola Brad Pitt ci avesse trovato un dito della moglie, Seven sarebbe stato preso a pernacchie e oggi sarebbe sconosciuto.
Senza contare che un finale incoerente con quanto scritto precedentemente, potrebbe nullificare quelle che erano le vostre intenzioni: se volevate sottolineare qualche ingiustizia sociale, un finale troppo consolatorio potrebbe indurre il lettore a non prendere seriamente quanto volevate denunciare, perché il ricordo che avrà il lettore del libro, sarà dominato dal vostro finale, indipendentemente da quale sia stata la sua esperienza di lettura.

Ma, attenzione, una storia ha un finale principale, ma ci sono anche finali di scena.
La personalità che ricorda, ricorderà tutte le scene chiave in base al loro finale... ciò significa che se create un personaggio malvagio e lo descrivete come Il Male, nell'ipotetica scena (che fa schifo a prescindere) in cui rapisce la fidanzata dell'eroe e quest'ultima lo affronta sputandogli in faccia, non potete terminare la scena con uno schiaffo! Dovete, come minimo, fare in modo che il personaggio stupri la ragazza a sangue, caspita, è Il Male.
O, se volete evitare richiami sessuali, dovrete fare in modo che mutili la protagonista in maniera oscena e irreversibile, qualcosa che disgusti il lettore nel profondo, altrimenti per quanto voi possiate sforzarvi di chiamare il vostro antagonista Il Male o Lo sterminatore, o Il senza pietà, i vostri lettori lo ricorderanno sempre come il cazzone che, dopo una scatarrata in un occhio, tira un buffetto in faccia a una ragazza, anche se durante tutto il capitolo avete raccontato tutte le stragi da lui compiute.

Ovviamente ciò funziona anche al contrario, questo fenomeno è neutrale, non è al servizio della qualità, gli scrittori o sceneggiatori possono giocare con questa caratteristica del cervello umano e volgerlo a loro favore, se sono furbi possono distogliere l'attenzione del fruitore dell'opera su scene totalmente retard usando colpi di scena o svelando misteri (soprattutto in opere lunghe, in cui il lettore/spettatore si distrae) sicuri che alla fine verrà ricordato solo l'elemento scioccante e non l'imbecillità con la quale si è arrivati a ricordarlo. Ed è in effetti un sistema molto usato ed efficace, per quanto una critica attenta possa sforzarsi nel sottolineare le assurdità di fiction, il lettore/spettatore si focalizzerà solo sugli elementi di spicco.
Un esempio concreto preso da un libro molto famoso e amato (non dirò né titolo né autore, così lo spoiler non sussisterà, ma chi lo ha letto lo riconoscerà): abbiamo delle entità aliene che per milioni di anni hanno sterminato ogni forma di vita evoluta nella galassia. Specifico meglio, hanno sterminato tutte le civiltà galattiche in grado di viaggiare tra le stelle indipendentemente dal loro progresso tecnologico. Abbiamo un protagonista maschile ignaro di questa cosa e scettico anche se aveva avuto n-mila prove del fatto. Abbiamo una protagonista femminile che cerca di convincerlo. Lui non le crede e vuol vedere con i propri occhi. Lei, su una navicella, gli mostra queste entità mentre costruiscono qualcosa di colossale per distruggere il suo pianeta. Lui continua a non crederle, vuole avvicinarsi. Lei ha paura ma acconsente. Lui contina a non crederle e vuole avvicinarsi di più. Lei ha paura ma acconsente. Ripetete la scena altre 2-3 volte. Vengono scoperti. Un Deus ex machina li salva.

Che cosa ricordo io? La demenza. Un lesionato mentale che nella vita reale non riuscirebbe a sopravvivere neppure alla coda in banca. Un idiota che di fronte ad ogni evidenza continua senza vergogna a giocare il suo ruolo di retard, solo per permettere al lettore di scoprire più dettagli possibili su queste entità.
Quale animale, che arrivi al grammo di cervello, vedendo all'opera quella che gli viene descritta come la più potente ed efficiente macchina sterminatrice della galassia, vuole finire tra le sue fauci? Solo conoscendo il grado tecnologico inconcepibile (e lo conosceva, vedendo cosa stavano costruendo) si sarebbe dovuto defecare nei pantaloni per la paura di essere scoperto già dove stava, l'idea di entrare in contatto con loro è assolutamente delirante. Anche perché, in una situazione analoga, per quanto uno sia ritardato e continui ad essere scettico, dovrebbe anche rendersi conto che se quel che gli dicono è vero e lui avvicinandosi lo conferma, è matematicamente un uomo morto.
E che dire del personaggio femminile, che sapeva con certezza scientifica cos'erano e cosa potevano fare ma che comunque acconsente ad avvicinarsi sapendo che sarebbero stati annientati?
Tutta la scena era ovviamente fan service per il lettore che voleva sapere in dettaglio cosa stessero costruendo quelle entità e, alla fine, l'unica possibilità per l'autore di salvare i personaggi da quel casino era quella del Deus ex machina... tristezza a palate.

Come può funzionare una simile porcheria? Perché alla fine di questa scena surreale vengono fornite al lettore informazioni che desiderava e che lo sorprendono (Il Deus ex machina si ricollega a un altro volume) ed è su quello che si focalizzerà la personalità che ricorda (l'espediente, ovviamente, non funziona con chi è indifferente ai misteri che si svelano col contagocce ed è interessato ad altre cose, in quel caso ricorderà solo la stupidità delle decisioni)
.

Ma quanto è affidabile questa personalità che ricorda?
Molto poco, quasi nulla.

Il giudizio che un lettore o spettatore darà ad un'opera sarà condizionato dai ricordi che ne avrà, non dall'esperienza vissuta nella lettura o visione, ricordi che saranno dominati dal finale (o dai finali di scena) quasi indipendentemente da quanto avvenuto prima e, in più , questi ricordi saranno altamente inaffidabili, tanto da poter addirittura cambiare in futuro.

Questo è l'argomento del secondo video:


Come prima, per vedere il video sottotitolato in italiano, cliccate QUA.

Il video è complesso, nel senso che tocca tanti temi e non solo quello dei falsi ricordi, fa riflette su più questioni, tra le quali il difficile ruolo di uno scienziato quando deve parlare dei suoi risultati su temi scottanti (Definizione di tema scottante: tematica della quale meno una persona ne sa qualcosa più è incline, non solo ad opinare al riguardo, ma anche a far valere le proprie opinioni in ambito legale) io ve lo propongo più che altro per mostrare quanto la mente umana sia labile... Non servono droghe o teconologie sofisticate, Orwell nel suo 1984 aveva ragione da vendere, lo si riconferma ancora una volta.

4 commenti:

  1. Questo post è davvero molto bello. Vederlo senza commenti è un vero peccato. Non ho nulla da dire, comunque... complimenti!

    RispondiElimina
  2. Grazie per il supporto Romina!
    In realtà la parte interessante del post è rappresentata dai due video, ma sono contento che ti sia piaciuto anche il resto... ^^

    RispondiElimina
  3. Articolo molto interessante. Segnalato sulla pagina FB di Vaporteppa. ^^

    RispondiElimina

Questo blog non è una democrazia. Gli amministratori si riservano il diritto di rimuovere qualsiasi commento secondo il loro insindacabile giudizio.