venerdì 5 giugno 2015

Michiel Schrijver e la residenza dell'anima

Scritto da Estrolucente




Chissà se vi capita mai di vedere una immagine, un disegno, un quadro, una fotografia, e di sorprendervi a dire a voi stessi:
"Ecco, io vorrei fermarmi a vivere qui."
A me è successo con i dipinti di Michiel Schrijver.


Sono rimasta letteralmente folgorata.
Non si tratta di semplici paesaggi metafisici, e anche se a prima vista le vedute richiamano alla lontana un De Chirico, ad esempio, l'ispirazione e l'intento stanno proprio da un'altra parte.
Mi affascina che l'occhio stia dietro una finestra; il fatto che aprendola ci si possa affacciare sul mondo dei propri sogni.
Forse la vita non è altro che un corridoio costellato di finestre, ed aprendo questa o quella possiamo vedere ciò che desideriamo.
A me piace l'idea di avere, come finestra, lo sguardo di Michiel Schrijver. In un certo senso lo trovo di conforto, e non so se riesco a esprimere come vorrei questo sentimento.
In fondo questa è la funzione propria dell'arte, ed in questa chiave di lettura risalta particolarmente l'aspetto "indisponibile all'artista" di ogni creazione.
Ogni opera, una volta ultimata, non è più "cosa" di chi l'ha creata, ma appartiene a chi ne usufruisce.
Io, ad esempio, ho trasferito la residenza di una parte di me in questi dipinti, e vi dirò anche che sto cercando di procurarmene almeno uno da avere in casa mia.
Mi piacerebbe moltissimo quello qui sopra, ad esempio. Ma mi piacciono quasi tutti.
Se dovessi descrivere con una sola parola la sensazione che mi trasmettono, sarebbe "quiete".
Il mondo frastorna e confonde e trascina, ed allora a volte c'è bisogno, urgenza addirittura, di aprire quella "finestra" per ritrovare, nel silenzio di mondi rarefatti, la quiete.
A volte mi piacerebbe, per un giorno solo, essere l'unica abitante del pianeta, e passeggiare dentro uno di questi quadri senza nessun assillo. Niente rumore, niente frenesie, niente telefoni, nessuna invasione dello spazio vitale.
Solo per un giorno.
Questi quadri mi danno una idea di quello che proverei.

























2 commenti:

  1. Eeeehhh... 'sta volta ci sei andata giù pesante, è un po' difficile dirti quali preferisco. Se dovessi sceglierne uno, direi il terzo, per via delle case aggrappate alla montagna, di quelle rotaie sospese che si incrociano e delle terrazze-livelli collegati da scale è quello che si avvicina di più alla mia idea di città "fantastica"...
    Ma è comunque una scelta difficile. Direi che l'unico che mi convince poco è il settimo, perché le case, più che ambienti in cui vivere, sembrano solo decorazioni.

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    1. Lo sai, mi piace che dedichi del tempo a pensare quale si avvicini di più al tuo modo di sentire e quale invece no. Quando vado alle mostre mi succede di lasciar trascorrere il tempo senza misurarlo davanti a un'opera, e non immagini neanche quante volte mi abbiano cacciata fuori all'orario di chiusura senza che avessi visto nemmeno metà di quanto c'era da vedere, pur essendo entrata per tempo. L'arte porta via. Vedi? Anche tu hai un'idea di città "fantastica". Mi piacerebbe che parlassi.
      Buona serata.

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