lunedì 10 agosto 2015

Automobili a guida autonoma: riflessioni su ricadute sociali ed economiche. Come cambieranno le nostre vite?

Scritto da: Ataru Moroboshi

Post leggero leggero, "estivo", inerente al settore dell'autotrasporto, in particolare incentrato sul tanto preannunciato futuro delle vetture a guida autonoma, sempre più vicino.
Molti libri (soprattutto di Philip Dick), serie TV e film lo hanno già descritto da tempo: chi non ricorda Supercar (Knight Rider, 1982-86), od i tremendi "Minority Report" (2002) di Steven Spielberg, "Io robot" (2004) di Alex Proyas,  Total Recall (2012) di Len Wiseman (remake peggiorativo del bel "Atto di forza" di Paul Verhoeven del 1990)?
In tutte queste opere la guida autonoma era solo di contorno (eccetto in Supercar, ove era il fulcro) e non vi erano riflessioni sulle implicazioni.

Manca poco "amico mio". Immagine presa da qui.

Che siate favorevoli o contrari, è certo che dovrete accettarle, perchè è un progresso tecnico inevitabile: sarebbe come dirsi assolutamente contrari alla commistione fra internet e telefonia, appena un decennio fa. Una lotta contro i mulini a vento.

Quando nei prossimi 10-20 anni, le leggi e le infrastrutture cambieranno, permettendoci di accettare di non essere più parte attiva del processo di trasporto di persone e merci, cosa cambierà socialmente ed economicamente?

La Google Car, 1° esempio di guida autonoma. Immagine presa da qui.

Non che pretenda di avere le risposte ... ma le domande si!

Il trasporto privato e pubblico sono un businness enorme, anche per l'indotto che creano: una sostanziale evoluzione del settore potrebbe costituire sia una rivoluzione economica, sia un cambiamento negli usi e costumi quotidiani, in paesi come il nostro in cui abitazioni, uffici e fabbriche sono fortemente distribuiti sul territorio.

Se la vettura fosse in grado di spostarsi in modo completamente autonomo e sicuro da un punto A ad uno B, probabilmente la utilizzeremmo come si fa oggi con i taxi, ovvero chiamandola quando occorre (Kitt, portami a far palestra!), per andare e tornare da lavoro, per riportarci a casa dopo una cena con troppo vino (!), per portare e prelevare i figli da scuola o sport pomeridiani.
Probabilmente non si farebbe nemmeno più la spesa di persona: si ordinerebbe online, riempiendo il carrello virtuale ed inviando una vettura a ritirare il carico. Ho volutamente usato UNA, perchè non è detto che esisterebbe ancora la proprietà privata per tale mezzo. Il car sharing e l'affitto ad ore diverrebbero una logica alternativa al possesso di un mezzo ed a tutti i costi annessi, in termini economici e di tempo. Queste possibilità, per ora, le immagino come un possibile progresso sociale.

Prototipo della Mercedes a guida autonoma, presa da qui.

Di sicuro verrebbe meno l'imprevedibilità, tutta umana, alla guida ed anche se neppure i software sono infallibili in tutte le condizioni, la riduzione degli incidenti sarebbe presumibilmente statisticamente significativa. Chi vive in zone come la Romagna e l'Emilia, in cui il tributo di sangue nei week end è altissimo sa cosa implica. Non conosco quasi nessuno che non abbia perso amici fra i 18 e i 25 anni per incidenti stradali e solamente il poter limitare questo "fenomeno" potrebbe giustificare la rinuncia alla propria libertà di comandare la vettura.


Ma vi è altro: dal momento che potrebbe non esistere più un proprietario e gli incidenti avere una frequenza notevolmente inferiore, le compagnie assicurative (o come le chiamo io, il MALE!) dovrebbero rifarsi sui produttori di automezzi e programmatori, perchè sono certo che non rinunceranno ai guadagni. A prescindere da ciò, quel che cambierà sarà la nostra responsabilità civile e penale; confido ne saremo tutti sollevati.

Immagine presa da qui.

Da un punto di vista etico si pone una questione interessante.

Immaginate che stia per avvenire un incidente, che la vettura non possa evitarlo se non mettendo a rischio persone fuori dall'abitacolo. Il bivio è causare la morte degli occupanti, o quella di qualche pedone/ciclista. Ammettiamo che le percentuali di rischio siano identiche, cosa capiterebbe? 
Sicuramente i programmatori dovranno decidere una priorità, ma basata su cosa?
Sull'età delle vittime? 
Sul numero minore possibile di vittime?
Priorità sempre a chi è trasportato?
Da ciò si deduce che non è detto che per un software una vita sia pur sempre uguale ad un'altra vita, perciò non è scontato abbiano il medesimo valore. Sembra un'assurdità, ma anche per noi che siamo alla guida oggi, questo assunto vale.

C'era un episodio (s03 e05) di Star Trek: The Next Generation, chiamato "Il vincitore", ove la morte di un personaggio destava perplessità sull'androide Data. Costui si stupiva del fatto che tutti quelli che lo incontravano gli domandassero se conosceva la vittima. 
Alchè Data comprese ciò che per noi è ovvio, che la morte di una persona cara ha valore diverso della morte di uno sconosciuto. Il buon "comandante-senteza Riker" si occupò di spiegargli il perchè.

R "La natura umana Data...noi sentiamo di più una perdita se è un amico"
D "Ma il sentimento della perdita non dovrebbe essere lo stesso, indipendentemente da chi è morto?" 
R "Dovrebbe essere così Data, se provassimo la stessa angoscia, lo stesso dolore per ogni persona che ci muore intorno, la storia umana sarebbe meno sanguinosa".

Vero, ma anche senza arrivare a simili livelli di empatia è facile comprendere come una società in cui muoiano meno famigliole e soprattutto giovani alla guida, è una società più sana.

Noi tutti abbiamo un programma più o meno efficiente, più o meno sfruttato dall'individuo, che di certo si occupa dell'autoconservazione, di noi stessi o dei nostri familiari più stretti: è l'istinto.

Gran cosa l'istinto di sopravvivenza! Presa da qui.
Come mai nei casi di gravi incidenti, quasi sempre è il passeggero accanto al conducente a morire e non quest'ultimo? La vettura non è più resistente nell'area ove vi sia il volante, è solamente che negli istanti che precedono l'impatto, chi ha il comando attua tutto ciò che è nelle sue capacità per salvarsi, frenando, sterzando, gettando la vettura fuori strada o nella corsia opposta ... tutto pur di salvare istintivamente la propria vita.
Il software di una vettura a guida autonoma seguirà l'algoritmo impostato e "amerei" che tali direttive fossero condivise globalmente e non scelte di paese in paese.
Insomma, la guida a destra o a sinistra, le preferenze verso vettute enormi (in stile USA) o spartane (un tuk-tuk thailandese) potranno persistere nelle varie regioni della terra, ma sarebbe bello se almeno in termini di sicurezza si assistesse ad una reale globalizzazione.

La guida tradizionale credo continuerà ad esistere, ma la immagino limitata a ben definite aree e solo in ristretti ambiti, come quello sportivo all'interno di circuiti automobilistici.

Chissà se anche la passione per le belle macchine scemerà? Se da oggetto del desiderio, da status symbol per i molti che arrivano a indebitarsi pesantemente, si trasformerà in semplice strumento di trasporto.
Io non ci conto proprio!

Ahhh, c'est l'amour! Immagine presa da qui.

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