giovedì 15 ottobre 2015

Self/less di Tarsem Singh (2015). A quale limite ci si può spingere per restare eternamente giovani, belli, ricchi ed in salute? Direi ... fino all’estinzione!

Prima parte scritto da: Ataru Moroboshi


Ho visto questo Self/Less senza pregiudizio alcuno, senza neppur aver visionato il trailer e conoscendo nulla in merito a trama e regia. In pratica, sono stato attirato da alcuni amici al cinema, con l’inganno, forse perchè ormai sono considerato uno "stracciameeeenchia" per i film!

Presa da qui.

Sarebbe però bastato verificare i lavori precedenti del regista, l’indiano Tarsem Singh, con una breve ricerca in Wikipedia:

Lungometraggi

·         The Cell - La cellula (The Cell) (2000)
·         The Fall (2006)
·         Immortals (2011)
·         Biancaneve (2012)
·         Self/less (2015)


Ebbene, da questa inconsapevole esperienza, che lezione ne traggo?

Che è meglio informarsi prima! L'ignoranza è sempre un gran male :)

Il breve wiki-elenco mi avrebbe certamente fatto desistere dall’entrare in sala, ma visto che ci son cascato, cercherò di evitare la stessa sorte ad altri.

Ad un multimilionario statunitense, tal Damian Hale interpretato da Ben Kingsley, restano sei mesi di vita (1° cliché). L’uomo ha pensato solo agli affari (2° cliché) e trascurato la famiglia (3° cliché), in particolare l’unica figlia, che lavora per un ente no profit e gli rinfaccia la sua latitanza come padre (4° cliché). Sono solo i primi 10 minuti, ma sono già esausto, perché quel che ho scritto varrebbe per molte pellicole e, in particolare, se si esclude la malattia, risulta identico al ben superiore “Wall Street - Il denaro non dorme mai” (Wall Street: Money Never Sleeps) diretto da Oliver Stone nel non lontano 2010.
Forse gli sceneggiatori, David ed Alex Pastor, a me completamente sconosciuti, hanno fatto un copia/incolla frettoloso dal film di Stone, ma il problema non è tanto lì, quanto bensì nelle parti originali della pellicola!


Prima...

Il multimilionario è affetto da una grave patologia (tumore terminale), che in pochi mesi lo porterà a morte certa e per “guadagnare” tempo, decide di sottoporsi ad un particolare intervento, lo "shedding", che trasferirà ricordi e consapevolezza del protagonista in un nuovo corpo … si vabbè, parte originale per modo di dire!


...e dopo la cura! "A bella, l'è tu nonno". Presa da qui.

INIZIO SPOILER
Il nuovo involucro, che doveva esser prodotto in laboratorio, si scoprirà essere in realtà il corpo di un altro essere umano, con famiglia e propri ricordi, tenuti a bada da un farmaco a frequenza giornaliera. Il protagonista scoprirà questo inganno e si troverà di fronte alla scelta morale di annientare se stesso e restituire l’esistenza al proprietario del corpo, oppure prolungare egoisticamente la propria vita.

Ovviamente siam di fronte ad un “eroe buono” che non esiterà molto a cancellarsi dal pianeta in favore del buzzurro sconosciuto che gli aveva “prestato” il corpo; quanti avrebbero fatto altrettanto?
Quanti avrebbero sacrificato la propria unica esistenza e le infinite possibilità che presenta, soprattutto con la ricchezza e giovinezza di cui disponeva il protagonista, in favore di qualcuno che nemmeno avevano mai incontrato?
FINE SPOILER 


Questo si che è litigare col proprio medico! Presa qui.

Quanti rinuncerebbero a un secondo “giro di giostra” se a pagarlo fosse qualcun altro? Se a poterlo fare fossero solo pochi ricchi e privilegiati, questi diventerebbero presumibilmente degli dei in terra.
Come anticipavo nel titolo, un essere umano sino a che punto potrebbe arrivare per restare eternamente giovane, bello, ricco ed in perfetta salute? Fino ad estinguere la specie, risponderei sinceramente.

Sono domande banali, a cui una risposta falsa e carica di retorica non fa che aggiungere pesantezza.
L'uomo si interroga da sempre sulla vita eterna e non è affatto detto che un giorno non si trovi una soluzione, come proposto nell'antologia "Mono no aware" (link post di Alek).
Nel film sono presentati altri esempi di prolungamenti della vita, come il killer che sostituisce sistematicamente l'involucro (necessità compresa nei rischi lavorativi!) o la coppia che stava per perdere il figlio e che se lo ritrova vivo a scapito della vita di un altro bambino. Ecco, qui il moralismo è ancora più ridicolo, perchè chi mai rinuncerebbe alla vita del proprio unico figlio per restituirla a un altro bambino sconosciuto? Troppo poco credibile e troppo contro gli istinti basilari e l’amore … non esiste senso di giustizia che regga il confronto.




TERRIBILE questa seconda giovinezza... normale farsi degli scrupoli. Ma va, vaaa! Presa qui.

Sfortunatamente l’insipida fotografia, il banale montaggio, la recitazione scadente e la pessima qualità dei dialoghi non aiuta lo spettatore ad accettare gli 8 euro del biglietto ... figuriamoci i milioni di dollari costati per produrre questa zozzeria.
Al contrario del recentemente recensito "Air" (link post), questa non è una pellicola inutile, è dannosa, poiché veicola messaggi falsi ed ipocriti e vi fa uscire dal cinema più poveri, soprattutto nello spirito.

Da evitare, anche se aveste tutto il tempo, persino quello di una seconda vita.

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Seconda parte scritta da: Ale K

A differenza di Ataru ero al corrente di chi fosse il regista di questo film e, incredibilmente, proprio per questo motivo ero desideroso di andarlo a vedere, non perché sia un suo fan, ma perché reputai essere il film The Fall molto interessante e Immortals, pur essendo una schifezza, un qualcosa di meno ignorante del solito (se non altro ci si voleva sbarazzare degli dèi... peccato fosse il cattivo a volerlo). La recensione che avete letto qui sopra (e che io ho potuto sbirciare prima di voi) mi aveva un po' raffreddato, ma non mi aveva tolto la voglia: in fondo il tema La mia vita o la sua non è proprio banale...

E così l'ho visto.

Bene, che dire di un film in cui si paragona la genialità di Steve Jobs a quella di Einstein e si esclama “Chissà cosa avrebbe potuto fare con altri 50 anni di vita!”? Steve Jobs eh, non Einstein.
Chissà, magari avrebbe inventato gli AppleGlass e tutti avrebbero applaudito alla sua genialità, oltre che a percepire l'irrefrenabile desiderio di possederli (vedasi Effetto valanga).

Direi che basterebbe quella frase per definire il film nella sua globalità come un prodotto tremendo, ma purtroppo non è l'unica idiozia, tanto che sono arrivato a credere che il problema sollevato da Ataru sia solo la punta di un Iceberg di immondizia.

Inizio aggiungendo un paio cliché in più ai primi banalissimi 10 minuti, che la mente di Ataru era probabilmente saturata per poterli assimilare: l'attivista ambientale senza soldi che rifiuta una donazione di cui ha bisogno perché i problemi non si risolvono con un assegno (sanguino) e uno speculatore edilizio multimiliardario praticamente proprietario di New York che decide di ritirarsi a vita privata dopo che il suo amico esce dagli affari. Oh, questo potrebbe essere un ottimo What if per un'opera di fantascienza o bizarro fiction.
Questi, più quelli segnalati da Ataru, tutti compresi in 10 minuti.

Per il resto... beh, abbiamo un evento incredibile, una persona trasferita nel corpo di un'altra con la consapevolezza che tra loro due potrà vivere solo uno e il potere di scelta sta nelle mani di chi è stato trasferito. E' una cosa immensa. La giustizia o la vita? Da dietro una tastiera sarebbe troppo comodo dare una facile risposta, nella realtà l'interrogativo sarebbe straziante.
E tutto questo viene utilizzato dal prode Tarsem, non per discutere del problema, ma come motore per la trama del solito, visto e stravisto, action movie di merda.
Con finale pietoso, come avete potuto leggere sopra, in cui non viene offerto alcun spunto di riflessione allo spettatore, ma gli si anestetizza il cervello con la costruzione ruffiana di una storia creata per fargli accettare la pappa così com'è.

Questo film, nei contenuti, è il contrario di Abaddon. L'esatto contrario.
E in più, è fatto da schifo.

L'idea del trasferimento di una mente in un altro corpo è abbastanza stantia... nel senso che non è chissà quale novità e di fronte a un What if così classico, mi aspetto nuove argomentazioni, nuovi problemi o comunque, una nuova trattazione dell'argomento. Qui invece, come anticipato, è stato preso proprio solo l'aspetto superficiale per raccontare per l'ennesima volta la solita storia del cattivo che viene sconfitto dal buono (tra l'altro il cattivo è ovviamente il transumanista... naturale).
Non si può pensare di poter trasferire una personalità all'interno di un'altro corpo, con una struttura cerebrale diversa, un corpo diverso, livelli di neurotrasmettitori e di ormoni diversi e sperare che non cambi. E se per qualcuno è un aspetto secondario, una pignoleria, mi dispiace doverlo riportare sul pianeta Terra a forza, ma non lo è. La nostra personalità è determinata da equilibri chimici. Un altro corpo, formato da altri organi, formati da altre cellule, con una regolazione genica differente, con differenti geni, non funzioneranno mai il corpo che possediamo. Diventeremmo una persona completamente diversa (ma di questo ho già parlato nella recensione a Lascala di Schild).

Ma il nostro protagonista, non solo è esattamente uguale a se stesso (ovvero inesistente visto che non è per nulla caratterizzato, a parte i cliché dell'inizio) ma addirittura sa fare quello che il vecchio proprietario del corpo sapeva fare, pur non possedendone la mente e la conoscenza! E ovviamente, che cosa sapeva fare? Beh, sparare alla perfezione e stendere chiunque in una lotta corpo a corpo, ovvio no?
Quando poi me l'hanno giustificato con la parola Istinti ho avuto un momento d'angoscia, come se quelle abilità non fossero una Conoscenza. Pensare che l'istinto di un pugile sia un qualcosa che sta nei muscoli e non la reazione rapida della sua mente nell'elaborare una conoscenza frutto di anni di esperienza e sacrifici è allo stesso livello del pensare che l'amore sia una questione di cuore, ovvero un muscolo che pompa il sangue, e non una questione di mente. Si può pensare che la razionalità stia nel cervello e l'amore nel cuore, così come si può pensare che gli asini volino, ma la realtà è che dipendono entrambi da quell'ammasso di neuroni contenuti nella scatola cranica.

Quel che segue è solo una lunghissima messa in scena di situazioni retard, in cui il nostro eroe riuscirà sempre a cavarsela perché è il meglio, perché ha più culo degli altri (incidente triplo: unico superstite) e perché i cattivi, per qualche strana ragione, sparano agli angeli. E situazioni contraddittorie, tipo quella dell'acquisizione del nuovo corpo, nella quale a lui sono servite settimane di riabilitazione per riuscire a muoversi, mentre gli altri diventeranno macchine da guerra in pochi minuti.
Fantastica poi la scenetta-moralista-obbligatoria (TM) in cui il tizio, dopo aver passato settimane di feste e sesso selvaggio e promiscuo si... annoia! Un sessantottenne affarista padrone di New York con un'esperienza di vita sufficiente a fargli conquistare il mondo, ritorna nel corpo di un trentacinquenne super palestrato e figo, scopa bellissime ragazze, ha una barca di soldi e... si annoia. Non ha nulla da fare. Nessun progetto. Nessuna nuova conoscenza da acquisire. Ma stiamo scherzando? Ancora con questa morale da quattro soldi? Non era mica un ragazzino ignorante arricchitosi dal giorno alla notte, era un adulto super attivo al vertice nella gerarchia sociale a cui apparteneva (quella degli squali bianchi).

Degna di nota la scena finale in cui l'eroe usa un lanciafiamme dentro uno stanzino di 4-5 metri quadrati chiuso, sparando il getto verso una parete a 30-40 cm dal suo corpo.
Se vi sembra normale, vi meritate questo film, la crisi economica internazionale e la situazione politica italiana.
Per tutto il resto, vale quanto detto da Ataru. 
Ciao ciao Tarsem, è stato bello credere in te.

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