lunedì 11 gennaio 2016

Il grande strappo di Giuseppe Menconi

www.vaporteppa.it
Articolo di: AleK

Iniziamo il 2016 con un libro molto interessante di Giuseppe Menconi, un autore che stavo aspettando al varco dopo la sua opera prima e che non mi ha deluso.
Chi avesse letto la mia vecchia recensione ricorderà come sia rimasto piacevolmente colpito dal libro Abaddon, non tanto per la storia che era molto improntata all'azione e un po' splatter, quanto per le implicazioni morali sottintese nel finale. Abaddon mostra come l'informazione possa essere fraintesa anche senza manipolazioni ma, soprattutto, mostra come il lato che occupiamo di fronte a una barricata sia decisivo nel formare il nostro giudizio, dalle cose più banali a quelle più rilevanti. Questo fatto va molto al di là di quanto si possa immaginare ed è più potente anche di un Dio. Essendo nati in Europa siete probabilmente cristiani, se foste nati in Arabia Saudita sareste probabilmente musulmani...

Il grande strappo riprende questo tema che in Abaddon era solo un cambio radicale dei punti di vista nel finale, mentre qui viene espanso, tanto da trasformarsi in una vera e propria Parete della realtà contro la quale il protagonista, che viveva nel suo piccolo mondo di sicurezze quotidiane, si scontrerà ripetutamente.

Non siamo di fronte ad un personaggio privo di esperienze che scopre il mondo, il protagonista è un padre di famiglia che ne ha viste di cotte e di crude, è un colono su un satellite ostile e ogni giorno rischia la vita in una miniera, in un universo che sta per volgere al fine. E' una persona molto disciplinata, timorata di Dio ma non fanatica, che cerca di mantenere l'ordine in un luogo in cui gli animi sono spezzati e si surriscaldano facilmente. Crede ciecamente nella causa per la quale si sacrifica quotidianamente.
Non è un mentecatto, ma è una persona che non è molto interessata agli eventi che lo circondano, lavora per garantire un futuro alla sua famiglia, è obbligato a credere ciecamente al proprio governo, non ha alternative. Purtroppo però, mentre continua a vivere la sua vita ignorando gli eventi esterni al suo piccolo mondo, questi ultimi smettono di ignorare lui. La tecnica dello struzzo non sempre funziona e quando fallisce è necessario iniziare a mettere in dubbio le proprie convinzioni ricevendo delle martellate sui denti.

In tutta l'opera c’è un conflitto permanente tra chi lotta per un ideale o un dovere e chi lotta per la propria dannata vita. E il protagonista scoprirà che non è un conflitto banale e di facile risoluzione, perché chi lotta per se stesso, calpestando gli altri senza pensarci, è un egoista che distrugge le fondamenta della società civile; ma d'altra parte, anche chi lotta per un ideale, calpesta gli altri senza remore, solo che lo fa in nome di organismo superiore che neppure esiste: la nostra società che, oltre a essere un’astrazione è pure un’idea basata su menzogne messa in piedi da singoli individui che pensano solo al proprio tornaconto. Non c’è via d’uscita…
Tutto il libro è praticamente il finale di Abaddon elevato al cubo. Ipocrisia e egoismo usati, non per dipingere un antagonista e renderlo antipatico al lettore, ma per descrivere ognuno di noi… E’ un libro ben ancorato nel presente che usa l’ambientazione fantascientifica solo per mostrare l’umanità reale e la vacuità dei conflitti. Non ci sono buoni, non ci sono cattivi, solo menzogne, ipocrisia e egoismo che rendono i personaggi terribilmente umani. L’unico personaggio veramente negativo è una capra che, per citare una battuta che va di moda ora, è praticamente la sezione dei commenti di facebook fatta a persona.
Il protagonista stesso non riuscirà quasi mai a emergere come personaggio positivo, sarà sempre smarrito di fronte la consapevolezza che il mondo è un luogo estremamente più complicato di quanto gli apparisse e di come spesso, alla base di atti estremamente crudeli, non vi sia mai malvagità, ma sempre ignoranza e stupidità. Così, per tutto il libro, sarà costretto ad usare i figli quasi come un alibi per non dover prendere posizioni difficili e giustificare le proprie scelte ambigue, realizzando però sempre di più che cosa sia la razza umana, che cosa ci sia alla base dell'odio e dei conflitti e comprendendo come alla fine, anche lui non sia poi molto migliore, dal momento che anche tutti gli altri avevano una ragione per fare quel che hanno fatto, dimostrando a volte addirittura più coraggio di lui.

Ci sarebbe parecchio da discutere sui temi presenti nell'opera, facendo vari esempi concreti e paralleli col mondo reale, come la descrizione della società terrestre, altamente credente e timorata di Dio, all'interno della quale però nessuno ha mai letto la bibbia... come non ricordare gli splendidi tizi che qualche anno fa invocavano il Dio Po e che oggi mettono cartelli nei paesi da loro gestiti per ribadire le origini cristiane della loro cultura? Oppure la sicurezza di ritenerci i Buoni e etichettare chi ci attacca come terroristi o fanatici, senza rendersi conto che c'è in ballo una guerra per accaparrarsi privilegi importanti e non solo discussioni ideologiche o religiose? Si potrebbe discutere anche sul fatto di ritenere gli appartenenti a un certo gruppo tutti uguali, cosa che non passerà mai di moda, quando ogni fazione è composta da una moltitudine di individualità, così diverse che a volte due persone di fazioni distinte possono essere più vicine tra loro rispetto ai propri compagni...

Insomma, pur essendo una storia fantascientifica di guerra e azione, non è per nulla banale e forse potrebbe pure aiutare qualcuno a espandere un po' il proprio orizzonte (<- non ci credo neanche se lo vedo), i temi non sono buttati là a caso, sono ben amalgamati con la storia e sono ben approfonditi, è l’azione a ruotare attorno a loro, non il contrario come accade in opere più superficiali in cui il centro focale sono battaglie, esplosioni, colpi di genio sorprendenti da parte del protagonista figo che sa sempre come cavarsela e robe del genere. Ma quel che soprattutto è degno di nota è che ogni argomento trattato non viene sparato in faccia al lettore con uno spiegone mortifero, quanto accade viene reso noto attraverso gli eventi in maniera naturale senza infodump.

Essendo uscito già da un po', ho fatto in tempo a confrontarmi con altre opinioni prima di scrivere la recensione. C'è chi lamenta un'eccessiva ripetizione dei dubbi esistenziali del protagonista e il riassunto frenetico degli eventi nel finale, dove si condensano fatti accaduti in un arco di tempo di diversi mesi in un capitolo. In effetti sono piccole sbavature presenti, a me non hanno disturbato più di tanto, gli eventi erano molto interessanti e hanno monopolizzato la mia attenzione; riguardo ai salti temporali, temo fossero necessari per rendere credibile la storia, si è cercato di ricostruire un mondo verosimile e in un mondo verosimile è necessario tempo per viaggiare da un punto all'altro dello spazio o per costruire opere ingegneristiche immense.

Per concludere, penso sia una delle migliori opere di un autore italiano pubblicate fin'ora nella collana Vaporteppa. E per me è pure un passo avanti dell'autore rispetto la sua opera precedente, avendo limitato l'azione a favore di argomenti più corposi. Nelle recensione sembra sempre che io disprezzi l'avventura e l'azione, la maggior parte delle volte è così, ma ci sono anche opere che rappresentano un intrattenimento intelligente e che meritano di essere conosciute, Il grande strappo  è una di queste.

1 commento:

Questo blog non è una democrazia. Gli amministratori si riservano il diritto di rimuovere qualsiasi commento secondo il loro insindacabile giudizio.