martedì 24 febbraio 2015

Stazione rossa di Aliette de Bodard

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Articolo di: AleK

Incuriosito dalle critiche positive lette sull'autrice e dal fatto che il romanzo in questione è arrivato finalista ai principali premi dedicati alla fantascienza, ho deciso di acquistare questo Stazione rossa (il titolo nell'immagine di copertina, scaricata dal sito dell'editore, non è quello definitivo) e di avventurarmi alla scoperte di una nuova (per me) autrice...

Per arrivare subito al dunque, vi dico che non lo reputo un brutto romanzo, ma di sicuro neppure un capolavoro o qualcosa di imperdibile... ad esempio, non è certo migliore di Uomini in rosso, il premio Hugo che ha fatto gridare allo scandalo, che sicuramente era lontano dall'essere un capolavoro, ma non era neppure la schifezza che viene descritta in certe recensioni.

Ora, l'espressione "Non è brutto, ma..." non è certo un qualcosa che invogli l'acquisto e in effetti neppure io ho poi così tanta voglia di continuare nella lettura di altre opere di questa autrice, ma ci tengo comunque a specificare che il romanzo, nel complesso, l'ho trovato molto godibile, è solo che...

... non riesco a capire perché l'autrice abbia voluto scegliere un'ambientazione fantascientifica.

Tutto bene, ognuno fa quel che vuole, e questo mix tra tradizioni antiche e ambientazioni futuristiche potrebbe vendere anche abbastanza bene, se non altro offrire qualcosa di nuovo, il problema è che per me si tratta un po' di una baggianata, ad esser buoni.
Quello che più disprezzo della nostra società è che, a fronte di una avanzata senza freni del progresso tecnologico, non è avvenuto alcun progresso sociale positivo. Molte delle innovazioni tecnologiche immaginate dagli autori di fantascienza sono divenute realtà, ma delle innovazioni sociali neanche l'ombra (a parte in negativo ovviamente, certe cose di 1984 di Orwell sono una realtà quotidiana).
Data questa premessa, capirete che l'idea di leggermi un romanzo ambientato in un lontano futuro in cui l'umanità sta colonizzando l'universo ma in cui le regole sociali sono ancora fortemente associate alle tradizioni culturali vietnamite o cinesi, mi fa venire un poco di gastrite, perché non posso sopportare che mi venga proposto un sistema sociale così stantio e basato sull'ipocrisia, dove i conflitti presenti in fiction non servono mai come critica, sono solo banali elementi di colore e dunque vengono affrontati dai personaggi senza mai mettere in discussione i valori morali imposti dalla tradizione, anzi, li percepiscono come scandali, come cose inopportune. Addirittura, l'unico personaggio leggermente progressista che cercherà di mettere in dubbio quel modello sociale verrà presentato come l'antagonista della protagonista, colui che deve venire sconfitto.


E infatti questo racconto  è così ancorato al passato che se eliminassimo tutti gli elementi di fantascienza e li sostituissimo con con altre cose (città al posto di stazioni spaziali e persone al posto di I.A.) funzionerebbe ugualmente. Anzi, funzionerebbe meglio: come romanzo storico avrebbe pure un senso, istruirebbe su certe culture o tradizioni, ma come romanzo di fantascienza è inutile, l'ambientazione è posticcia e creata solo per generare sense of wonder, le tematiche sociali affrontate sono vecchie e funzionali solo in un contesto storico, sembra di leggere gli inseganmenti presenti nell'I Ching quando si tratta di amministrare la famiglia, presentarli come la base sociale di un futuro lontano e per di più con una accezione "positiva" per me è assolutamente delirante, se quello è il futuro della razza umana, che vengano gli alieni a sterminarci ora.
Ogni volta che si esalta ciecamente un sistema di amministrazione o di abitudini tradizionale, ci si dimentica sempre che quello che noi reputiamo tradizione, per i nostri antenati era innovazione e avranno lottato per ottenerla. Lottato contro coloro che allora difendevano la tradizione, che a sua volta, per gli antenati dei nostri antenati era innovazione. Se rimanessimo fossilizzati sulla tradizione, accettandola inmaniera acritica, saremmo ancora dentro una caverna a spidocchiare il nostro partner come aperitivo.

Ci sono storie di fantascienza che invecchiano male, altre che sono sempre attuali, poi ci sono quelle che nascono già vecchie, come questa. E poco importa la presenza di basi spaziali, intelligenze artificiali, impianti neurali e tutta la fuffa buttata dentro per essere un racconto di fantascienza, perché se deve essere solo quello il progresso, siamo finiti. Serve progresso sociale e per averlo serve un dibattito, servono riflessioni. Se questo fosse il massimo di speculazione sul futuro dell'umanità in grado di immaginarsi un autore, io non mi sarei mai appassionato al genere.

3 commenti:

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  2. Vedi una delle tendenze attuali della science fiction è il proliferante successo di molti scrittori di origine asiatica: Aliette de Bodard ne è solo una tra tanti, un altro può essere Ken Liù.
    Fin qui tutto bene, la globalizzazione ha anche effetti positivi e a me il tono umanista che uno scrittore come Ted Chiang inserisce nelle sue storie mi piace molto, come pure apprezzo Liù. Così come è giusto che Ken Liù, ad esempio, inserisca le tradizioni cinesi in racconti come The Paper Menagerie"; è tutta aria nuova nel mondo della fantascienza.
    Il problema avviene quando si vuole considerare la tradizione (tailandese; cinese, urdu, italiana...etc, etc) come unica verità possibile, come rifiuto di tutto il resto e a me sembra che nelle storie della de Bodard e coi suoi personaggi capiti un po troppo spesso.
    Può piacere, può non piacere, letto una volta può anche andare, però dopo aver letto tre racconti della scrittrice l'unico ricordo che mi rimane è che-per l'appunto- sembrano scritti con lo stampino.

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  3. Grazie, mi confermi che non è un autrice che fa per me. ^^

    Non so se hai letto l'intervista a Giuseppe Lippi recentemente pubblicata su Narrator in fabula (link: http://www.labottegadelbarbieri.org/?p=32691), per qualche strana sincronia parla anche di questo, cito da là:

    "Negli ultimi decenni il fantastico, che è arrivato a un successo impensabile per le ragioni sbagliate, ha corso un rischio mortale e lo corre tuttora: abbandonare la sua funzione di sfida, di sprone a scoprire il nuovo per sostituirsi blandamente alla vita reale."

    Potrei citare anche parte del discorso della Le Guin al National Book Award:

    "Sono in arrivo tempi duri, e avremo bisogno delle voci di scrittori capaci di vedere alternative al modo in cui viviamo ora, capaci di vedere, al di là di una società stretta dalla paura e dall'ossessione tecnologica, altri modi di essere, e immaginare persino nuove basi per la speranza. Abbiamo bisogno di scrittori che si ricordino la libertà. Poeti, visionari, realisti di una realtà più grande."

    Tutto bene con la tradizione vietnamita, è pure interessante, ma Stazione Rossa è la morte della fantascienza che piace a me, non ci sono alternative alla nostra realtà, non ci sono nuove basi o altri modi d'essere. C'è solo il vecchio e lo stantio e lo si difende pure.
    Se mi dici che anche gli altri racconti sono simili, passo ad altro senza pentimenti. :)

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