lunedì 27 luglio 2015

L'intenzione come "oggetto d'arte" in Bogdan Prystrom

scritto da Estrolucente


Ultima galleria prima delle ferie.
Anche quest’anno all’agosto ci si arriva per miracolo.
Tutto si squaglia prima, in un certo senso.
E allora serve bilanciare.

Ne approfitto, unendo l’utile al dilettevole, riprendendo al contempo il discorso lasciato in sospeso riguardo al rapporto tra pittura e fotografia, facendovi conoscere (se già non lo conoscete) Bogdan Prystrom.
Anche lui, tecnicamente, un fotografo. Borderline, certo,  come piace a me.
Si tratta di un artista polacco, ed i suoi lavori sono “costruiti” come se fossero un fotomontaggio.
Ad analizzarli si scopre che l’elaborazione grafica si basa su algoritmi semplici e ripetuti; tuttavia l’effetto finale è molto suggestivo.
I suoi personaggi esili e straniati rimandano ad atmosfere di favole nordiche (rinfrescanti, in questo momento).
Mi piace tanto quel ripetersi di cappelli scarmigliati che quasi invitano i pensieri a disperdersi nel vento, richiamando chiome d’alberi e nuvole.
Definirei queste elaborazioni pensosamente spensierate, quindi.
Come postilla vorrei aggiungere che sono sempre più attratta dalle contaminazioni di genere, e in questo desiderio di contaminazione vado apprezzando sempre più quegli autori semisconosciuti che fanno esperimenti. Poi non è importante se l’esperimento non è perfettamente riuscito.
Diventa “oggetto d’arte” il tentativo stesso di compiere un passo in una direzione nuova.

L’intenzione, appunto.



















1 commento:

  1. Interessante.
    Le mie preferite sono senza dubbio la prima (d'apertura) la terza e la quinta. La terza su tutte.
    Però ce ne sono due che non mi piacciono e sono la seconda e la quarta...

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